Le pale eoliche sovrastano il proscenio brulicante dell’imponente Basilica di Saccargia. Il sole è mitigato, manco a farlo apposta il vento si è fermato, come se una mano divina gli avesse imposto lo stop all’altezza di Florinas. Quelli che si ergono sui promontori del Logudoro, sono “i pali elettrici” che Totò Riina, il capo dei capi, contestava all’ultimo dei padrini, Matteo Messina Denaro che in quel proscenio eolico aveva lasciato le impronte digitali.

La luna di Carloforte

C’è chi si è alzato quando la luna aveva appena iniziato ad illuminare le acque che da sempre circondano l’Isola di San Pietro, parte opposta del crocevia tra Gallura e Sassarese. Quando i primi pullman lasciano la Direzione Centrale Nuorese della Carlo Felice si comprende che la lunga marcia dei sardi è iniziata ovunque. Dal profondo Sulcis, da Nuraxi Figus a Sant’Antico, da Portoscuso a Iglesias, passando per il Guspinese, la Marmilla, il Mandrolisai, il Marghine e la Planargia, la Barbagia e la Gallura, il Campidano Alto e Medio.

Rotto il silenzio di Stato

Tutti a Saccargia, simbolo di una rivolta che sembrava sopita, mal celata da silenziatori di Stato e non solo, tutti potentati protesi a cancellare quel risveglio pacifico, ma severo, che giorno dopo giorno si eleva da ogni angolo dell’Isola. Ad ogni pala minacciata dagli speculatori di turno, nasce un comitato. Ad ogni sopruso, corrisponde un insperato sobbalzo di coscienza e dignità. La reazione, prima silenziosa poi consapevole, ora è decisa e crescente. È un sussulto d’orgoglio, quello di un popolo che vede il suo bene primario, la propria “casa”, sotto attacco. Solo ora che la minaccia avanza verso l’uscio d’ingresso è più chiaro, un pò a tutti, che in questa terra, unica ed esclusiva, ci si è nati, e ci si vive, per grazia divina.

Oltreoceano & d’Oltralpe

Predatori e speculatori incalliti, venuti d’Oltreoceano e d’Oltralpe, con basisti e complici locali, hanno, invece, deciso di mettere “a ferro e fuoco” ogni angolo di questa “terra promessa”, votata al ruolo di “genio naturale”, trasformata per scelte scalmanate e devastanti in terra di servitù: per armi, rifiuti e ora pale eoliche e distese infinite di pannelli cinesi. Un piano d’assalto studiato nelle casseforti delle banche d’affari mondiali, congegnato nelle diplomazie europee, messo a punto nei Palazzi di Roma.

Argento d’Orgosolo

Quando sul proscenio paglierino di Saccargia, appena mietuta l’ultima spiga di grano, irrompe l’argento vivo dei capelli con lo “chignon” delle austere ed eleganti donne di Orgosolo, si comprende che quella giornata non sarà più solo una manifestazione di protesta. Quegli abiti neri portati con magistrale eleganza, attraversano con innata fierezza, quella geneticamente ereditata da Pratobello, i colori variegati di questo popolo che si è messo in marcia da ogni lontano anfratto dell’Isola per essere puntuale davanti ai simboli della rivolta. Ci sono i ragazzi, pettinature imprevedibili e stravaganti, ci sono le prime e ultime generazioni, i nonni, i padri, i figli e i nipoti.

I rapper cantano l’Isola

Ci sono i rapper, quelli del Logudoro e del Campidano, cantano in sardo, sventolano la lingua antica come effige di fierezza e appartenza, traducendola in musica, ritmata, giovane e moderna che scalda gli animi di chiunque abbia scelto di raggiungere spontaneamente quel proscenio di musica e lotta, pensieri e azioni. C’è la storia dell’Indipendentismo sardo, volti e uomini che hanno segnato la storia moderna di questa terra, ci sono i professori universitari, i loro allievi, giovani laureati pronti a studiare la “causa” della vita: la difesa della propria terra.

Donne protagoniste

Ci sono tante donne, come a Pratobello. Motore e anima di questo germoglio che a Saccargia ha cominciato a mettere radici. Sembrava impossibile in tempi di social immaginare che la protesta potesse lasciare la banda larga e riversarsi per un tempo infinito, da mezza mattina sino a tarda sera, in quella Woodstock antispeculazione che va in scena su quella conca di spiritualità e paesaggi, speculazione e protesta.

Videolina, per la storia

C’è la tv dei sardi, quella che storicamente regala la diretta mondiale di Sant’Efis, della Sartiglia, della Cavalcata e del Redentore. Non potevano non esserci le decine di troupe di Videolina a trasmettere, come capita da quasi 50 anni, la storia di questa terra. Immagini, musica, testimonianze, profonde e competenti, raccolte da due professionisti come Paola Pilia e Franco Ferrandu, che hanno interpretato la giornata come è giusto che fosse: storica e moderna, coinvolgente e partecipata. Giornata simbolo doveva essere, giornata storica è diventata. Una prova generale di una “nuova Pratobello”, una saldatura impensabile tra territori e generazioni, tra saperi e sentimenti, germogli di una nuova coscienza civile del Popolo sardo. Al dato sociale, emerso prorompente da Saccargia, si deve aggiungere un elemento non secondario: le migliaia di persone che ieri hanno raggiunto quel proscenio non avevano i pullman pagati, non godevano di sostegni economici di partiti o sindacati, erano delegazioni volontarie di comitati spontanei, come tali portatori di un interesse reale e diffuso.

Punti fermi

Una spinta indispensabile per una mobilitazione appena iniziata e che, ora più che mai, può avere la forza di osare, ponendo, come hanno fatto ieri i comitati, punti fermi, non negoziabili, fermando quelle inutili perdite di tempo che rischiano di pregiudicare il contrasto all’invasione. Lo hanno detto a gran voce gli esperti che si sono succeduti con autorevolezza sul palco, lo hanno scandito con voce ferma i rappresentanti dei comitati: non c’è tempo da perdere.

Il verbo “autonomistico”

Il “verbo” sulla tribuna è stato univoco: non servono norme transitorie che faciliterebbero il “sacco speculativo”, sono improponibili le logiche di Roma sulle «aree idonee», perché in Sardegna non ce ne sono. Per questo motivo le donne e gli uomini dei comitati lo hanno urlato con competenza e convinzione: serve subito una norma urbanistica per vietare lo scempio. Un richiamo che non è solo legislativo, ma che incarna l’esigenza di un autonomo governo del territorio, oggi più che mai indispensabile, dinanzi ad uno Stato fattosi nemico dell’Isola.

Pratobello, dietro l’angolo

Una rivendicazione fondata sulla constatazione che i Palazzi di Roma hanno scelto di stare dalla parte della speculazione energetica, preferendola alla tutela del paesaggio sardo. Da Saccargia a Pratobello il passo è breve, ormai è dietro l’angolo.

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