Come Rettore “vigilerò” sempre affinché la ricerca venga svolta con rigore scientifico e nella piena libertà; quando smetterò di essere Rettore, da ricercatore “lavorerò” con la consapevolezza che la ricerca venga svolta con rigore scientifico e nella piena libertà; quando smetterò di lavorare per l’Università, da cittadino mi “batterò” affinché la ricerca venga svolta negli Atenei con rigore scientifico e nella piena libertà; e questo non per difesa dell’autonomia della Ricerca ma per l’Indipendenza della Ricerca. 

Intervengo sulla recente pubblicazione del trentesimo rapporto CRENoS recentemente presentato e che ha avuto una eco importante sugli organi di informazione regionali. Voglio subito sgomberare il campo dalle polemiche. Non entro nelle valutazioni sulle politiche della sanità o del bilancio o dei trasporti degli ultimi venti anni in Sardegna. Credo che i tavoli di discussione per fare questa operazione siano altri e con più attrici e attori. 

Entro nel merito invece dell’attività di ricerca e dei suoi risultati. Le primissime cose che ho imparato agli inizi della mia carriera di ricercatore, quindi da dottorando - e questo ho avuto il piacere di verificarlo anche fuori dal nostro contesto nazionale - è che c’è una differenza tra due aspetti della  ricerca: il “risultato” e la "metodologia” di produzione del risultato”. Il risultato è il dato che viene utilizzato e commentato, la metodologia viene scelta a con rigore con una accurata analisi perché dia garanzie sulla affidabilità del risultato.

Partiamo da questo secondo aspetto, dal metodo, per comodità. Valutazione delle metodologie significa innanzitutto accertamento delle fonti di dati, di chi li ha prodotti – per esempio se prodotti da un ente certificato o meno -, di come sono stati prodotti, della dimensione temporale e degli elementi che hanno potuto eventualmente perturbare la produzione di quel dato.

Nel caso del rapporto CRENoS mi sembra sia chiaro che la metodologia sia robusta e rigorosa: i dati sono il frutto di una ricerca ISTAT (istituto certificato e che segue procedure rigorosissime di robustezza e che fornisce dati ufficiali per il Paese e l’Europa) presentata al Parlamento. Le tecniche di elaborazione utilizzate nel trattare quei dati e produrre i risultati della ricerca sono documentati dallo stesso Istituto e sono stati ripresi dalle ricercatrici e dai ricercatori del CRENoS. In questo processo le metodologie che vengono applicate non sono frutto di una estemporanea vivacità fantasiosa di ricercatori e ricercatrici, ma derivano da prassi consolidate e “vagliate” dalla comunità scientifica internazionale nei consessi preposti (congressi scientifici, pubblicazioni, processi di revisione e di valutazione anonima e scientificamente rigorosa da parte della comunità scientifica internazionale.

Non ho motivo di pensare che chi ha redatto il trentesimo rapporto CRENoS non abbia seguito anche quest’anno questa strada, semplicemente perché chi fa ricerca si attiene ad un codice etico ben preciso. Sul codice etico, nel nostro come in tutti gli atenei e in molti enti di ricerca, vigilano una commissione etica e una commissione disciplinare. In caso di violazione dei principi metodologici fondamentali si viene sottoposti a procedimento disciplinare 
Torniamo ora al primo aspetto, il risultato di una ricerca: questo non può essere giudicato buono o cattivo, è un risultato che va utilizzato e commentato. Nel caso specifico, magari, per pianificare politiche correttive, per cambiare rotta, per affiancare politiche di rinforzo o anche dire che le politiche intraprese daranno risultati nel prossimo futuro. 

Trovo quindi giusto che l’Assessore Doria “commenti” i risultati e argomenti a difesa di una politica intrapresa. Non solo è suo diritto, ma ritengo sia suo dovere. Non mettere in discussione la produzione di quel risultato ma giustamente commentarlo. Anche perché a differenza della ricerca, i risultati della politica, per definizione, sono invece sottoposti a giudizio, quello degli elettori e le elettrici quando si recano alle urne. 
Quindi c’è una radicale differenza tra risultati che si possono commentare e possono essere oggetto di valutazione politica e processo scientifico che porta a dei risultati in modo indipendente da vincoli politici. Sarebbe grave e pericoloso vivere in un contesto dove un qualunque decisore politico dovesse essere preoccupato, nel fare le proprie scelte di amministratore, dell’attività di ricerca svolta nel mio Ateneo. Come sarebbe grave che le ricercatrici e i ricercatori dell’Ateneo che mi onoro di rappresentare svolgessero la loro attività di ricerca con la preoccupazione di provocare dispiacere nei decisori politici. La ricerca, per fortuna, deve andare avanti e deve essere valutata come sistema, non come risultati. Non potrei mai accettare che il risultato di una ricerca circa l’erosione di una determinata spiaggia venisse nascosto e non divulgato solo perché questo produrrebbe danni alla valutazione economica degli immobili che sono adiacenti a quella spiaggia.

Ancora una considerazione sulle ricerche con coautori. Quando viene svolta un’attività di ricerca collettiva, come quella prodotta dal CRENoS, c’è il lavoro di molti mesi di tante ricercatrici e tanti ricercatori e poi c’è una persona che ne diviene responsabile organizzativo e scientifico e ne è portavoce; qualora quella persona nel rendere pubblici i risultati violasse quei principi sacrosanti di obiettività e imparzialità cui ho fatto cenno prima, sono certo che per primo sarebbe proprio il gruppo di ricerca a ribellarsi e prendere le distanze. E quello è uno dei casi che permette, a chi di competenza, di intervenire ed indagare. Talvolta il discrimine è piccolo e sta alla donna o all’uomo di scienza individuarlo e rispettarlo. 
Sono intervenuto su questo argomento anche perché molti dimenticano che ci sono tante persone che lavorano e che tengono alla reputazione del proprio Ateneo. Mi riferisco al personale tecnico amministrativo e bibliotecario. Anche loro sono fondamentali perché “facilitatori” della nostra attività di ricerca e quindi il merito dei risultati è anche loro. Come è importante rassicurare le nostre studentesse e i nostri studenti che vivono della reputazione di un Ateneo. Questo è quello che con questo intervento tengo assolutamente e incondizionatamente a difendere.

Francesco Mola

Rettore dell’Università di Cagliari 

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