La protesta tra rabbia e piantine di ulivo che continuano a spuntare su quei terreni che un tempo davano lavoro e ricchezza alla gente dei campi. È successo anche questa settimana: mentre ruspe e operai procedevano a recintare l’area interessata al mega progetto, il Comitato “No Tyrrhenian link”, ha ripreso a piantare i suoi ulivi lungo i confini.

«Siamo arrivati all’assurdo – dice Rita Corda, portavoce del Comitato -, la nostra è una protesta pacifica, siamo soli in questa battaglia a difesa della terra e dell’ambiente. Stiamo piantando alberi per opporci ai lavori di Terna. Ci sono i giovani che da quasi tre mesi stanno presidiando il territorio cercando di difendere un terreno sottoposto ad un esproprio coattivo. Diciamo no alla speculazione energetica. E diciamo no al Tyrrhenian Link».

Una battaglia che su questi terreni, tra Selargius e Settimo San Pietro, non lontani dalla statale 387, va avanti da tantissimi mesi. A luglio sono stati espiantati i sei ulivi dal terreno sotto esproprio coatto. E da allora la risposta del Comitato della protesta va avanti piantando altre piante: uomini e donne al lavoro con badili e piantine.

È qui che, insieme ad altri ettari di campagna coltivata, si concentra la parte finale del Tyrrhenian link, il doppio cavo sottomarino al centro del Mediterraneo che trasporterà l’energia elettrica prodotta in Sardegna nel resto della Penisola - con due stazioni elettriche che andranno a sommarsi alla centrale attuale. Non è servito neanche il “no” alla vendita del terreno da parte del proprietario che insieme alla sorella e al fratello ha ereditato un fazzoletto di terra produttiva nella località di “Su Pardu”.

Le ruspe del cantiere vanno avanti, ora con i lavori di recinzione dell’area. I ricorsi sono stati tanti. 

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