A tutti racconta di avere lo stesso fegato di sua mamma e va fiera di quella cicatrice che le attraversa l’addome: uguale a quella di chi l’ha messa al mondo. Sono passati due anni dall’intervento chirurgico che ha dato alla piccola Greta una nuova vita: dopo aver ricevuto un pezzo di fegato donatole dalla madre, Barbara Pittore, medico otorinolaringoiatra dell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari, la bambina - che era affetta da atresia biliare, una malattia che porta alla cirrosi epatica - oggi ha 5 anni e conduce una vita normale.

La nuova vita

Greta ama andare in piscina e giocare con la sorella maggiore Gaia, va alla scuola materna e a settembre andrà in prima elementare: un piccolo miracolo avvenuto grazie a quel delicato intervento che ha tenuto sua madre sotto i ferri per nove ore e lei per dodici.

Barbara Pittore è una madre, ma è anche una donna di scienza: che la bambina avrebbe dovuto lottare per restare al mondo lo ha sempre saputo, ma non ha mai perso la speranza di una vita normale per la sua piccola: «Greta oggi sta molto meglio, venti giorni dopo il trapianto quel pezzo di fegato dal peso di 230 grammi è raddoppiato, adesso l’organo ha le dimensione di quello di una bambina della sua età. Continua ad assumere farmaci immunosoppressori, ma la sua salute è buona e può mangiare quasi tutto: non può correre o arrampicarsi, ma adora andare in piscina. Ha la milza leggermente più grande del normale, ma rispetto al periodo precedente all’intervento la situazione è notevolmente migliorata: anche il peso è cambiato, prima dell’intervento pesava appena 10 chili, l’anno successivo quasi il doppio».

In ospedale

Greta ha frequentato gli ambienti ospedalieri sin da quando è nata, si è sottoposta a numerose visite, ha subito un primo intervento chirurgico quando era piccolissima e poi quell’operazione condotta dai medici dell’ospedale Le Molette di Torino che le ha cambiato la vita:

nonostante la sua età, la bambina conosce la sua storia. «Dopo l’operazione abbiamo seguito un percorso con uno psicologo - spiega la mamma -, ci hanno sempre suggerito di non nasconderle mai nulla, ecco perché Greta non ha problemi a parlare della sua salute. Racconta di avere una cicatrice come la mia, e che ha il fegato della sua mamma: è una bambina molto sveglia, ogni volta entra in ospedale senza fare storie, si muove come se fosse casa sua. Greta si sottopone a una serie di esami ogni tre mesi: due volte all’anno torniamo a Torino dove è cominciata la sua nuova vita per dei controlli più accurati.

Ovviamente è sempre a rischio rigetto, ma l’epatologo ci ha sempre detto di farle condurre una vita normale, e di superare le nostre paure».

L’esempio 

Parlare della propria esperienza per aiutare chi si trova ad affrontare sfide che possono sembrare insormontabili: Barbara Pittore ha deciso di raccontare la storia di Greta per sostenere tutte quelle famiglie che vivono esperienze simili: «Non bisogna mai perdere la speranza, neppure davanti alle difficoltà più dure, ho voluto parlare del lungo percorso di rinascita intrapreso da mia figlia anche per sensibilizzare alla donazione degli organi, se io non fossi stata idonea Greta non sarebbe sopravvissuta».

Ivan Murgana

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