Quartu, il comandante della polizia locale Angioni protagonista del calcio sardo
Ha indossato le maglie di Quartu, Sinnai, Iglesias e TharrosPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Come tutti gli uomini della sua generazione anche Antonello Angioni inizia la sua carriera calcistica tra strade polverose, campi improvvisati. A soli 14 anni esordisce in prima squadra.
È Tore14 Gitani, all'epoca allenatore del Quartu 2000, a buttarlo nella mischia in un derby infuocato al “Rosas” contro la Ferrini di Quartu.
«Ricordo molto bene quella gara», rispolvera i ricordi Angioni, «riuscii a ripagare la fiducia del mister con il gol che valse la vittoria».
Il ragazzo ha stoffa e si mette in evidenza nel difficile campionato di Seconda categoria. Nel 1984 lascia il sodalizio quartese e approda al Mandas in Promozione (prima serie regionale, non c’era l’Eccellenza). Dopo l’esperienza in Trexenta, l’attuale capo della Polizia locale di Quartu viene acquistato dal Quartu reduce dalla serie C2. Successivamente si trasferisce al Sinnai. E seguono Iglesias e Tharros. Negli ultimi anni di carriera veste le maglie di Ussana e Antonstefano. A 35 è già tempo di smettere: «Durante gli anni di attività calcistica ho avuto l’onore di indossare la maglia della nazionale della Polizia locale rappresentando l'Italia in vari tornei, compreso l’Europe con le altre nazionali di categoria. La nostra squadra era molto ben attrezzata basti pensare che facevamo le amichevoli con le squadre di Serie C e spesso le vincevamo».
Angioni porta con sé un ricordo indelebile di ogni squadra con cui ha giocato: «In tutte mi sono trovato bene e sono stato trattato altrettanto bene. Certo si ricordano con piacere più i successi che le delusioni, ma anche queste ultime servono a capire, rafforzare il carattere e ripartire con più esperienza e consapevolezza».
A proposito di delusioni: «a distanza di tanti anni brucia ancora il mancato salto in D col Sinnai al termine della sconfitta nello spareggio al quadrivio di Nuoro contro Alghero. A distanza di anni ancora un boccone amaro da buttare giù».
Era la stagione 1990/1991. Il Sinnai, guidato da Gianfranco Pau, si classificò al primo posto nel girone A davanti a Iglesias e Decimoputzu, l’Alghero di Gavino Scala vinse il girone B dopo aver battuto nello spareggio il Thiesi nel neutro di Ittiri. Il 26 maggio 1991 a Nuoro si ritrovarono davanti Sinnai e Alghero. La squadra di Pau passo in vantaggio con Picciau. Sembrava fatta ma a 2’ dallo scadere Sanna realizzò il pareggio. Ai supplementari fu decisiva la rete di Salaris al 7’ della ripresa. Tra i compagni di Angoni c’erano Bruno Troia, Saba, Sequi, Dessì, Perra, Zara, Loddo, Tolu e Atzeni.
Con un pizzico di fortuna in più anche Angioni avrebbe potuto calcare i prati verdi dei professionisti: «ho giocato in un periodo dove era difficile il confronto con le squadre delle altre regioni, dove sicuramente c'era più possibilità di essere notato da dirigenti di squadre professionistiche. Più di me altri miei compagni di squadra come Pierpaolo Mura e Andrea Marras avrebbero meritato palcoscenici ben più illustri. Non posso però lamentarmi perché mi sono divertito e ho avuto anch'io le mie soddisfazioni, il calcio per chi lo ama è bello a qualsiasi livello».
Centrocampista dotato di grande tecnica, potenza e intelligenza calcistica anche Angioni aveva il suo giocatore preferito a cui ispirarsi: «Tardelli. Dimostrava di essere un leader a disposizione di tutti i compagni ed un giocatore totale».
Angioni alla fine degli anni Novanta accetta la panchina dell’Antonstefano ma l’avventura da allenatore dura poco pochissimo. «Non ho proseguito perché non potevo pensare esclusivamente ai miei piaceri e trascurare mia moglie e il resto della famiglia, se penso che, quando giocavo in Interregionale, lavoravo e giocavo con la nazionale della Polizia locale non ero mai a casa, tra trasferte, allenamenti e tornei stavo più nei campi e tra gli aeroporti. Quindi è stato giusto così, anche perché se decido di impegnarmi in un lavoro devo dedicarmici e non farlo con superficialità».
Sono tanti i nomi che hanno incrociato il percorso di Angioni: «ricordo con immenso piacere
Giorgio Cogoni un grande giocatore, tanto grande quanto la sua modestia. Sicuramente non posso non citare Totò Maglione, allenatore vincente e rigoroso sostenitore di principi sani, come lealtà e rispetto. Ricordo con immenso affetto Renato Cabras che oggi non c'è più e Tore Gitani».
L’ultima battuta è sul Cagliari: «non seguo appassionatamente i rossoblù, ma solo attraverso i giornali e TV. Al momento posso solo dire che rimane e si conferma una squadra che ogni anno deve lottare per salvarsi. Questo non credo vada bene perché i tifosi, i giocatori ed anche i dirigenti dovrebbero soprattutto pensare che non si può andare avanti sopravvivendo, il calcio è lo sport più diffuso nel mondo ed il più seguito perché ogni bambino a qualsiasi latitudine del globo, vede, s'immagina e sogna di essere un protagonista di questo bellissimo sport. Ecco sarebbe bello che giocatori, tifosi e dirigenti del Cagliari potessero ogni tanto sognare anch'essi di raggiungere obiettivi più alti di quelli che attualmente si prefiggono».