L'abbraccio tanto atteso ancora non c'è stato. Eppure sono trascorsi quindici giorni da quando il Tribunale per i Minorenni di Cagliari ha deciso che la madre e il padre sarebbero potuti andare a fare visita alla figlioletta di quattro mesi, attualmente affidata agli assistenti sociali del Comune.

Il «provvedimento di allontanamento motivato d'urgenza», che i giudici avevano disposto oltre un mese fa, è stato revocato il 28 aprile scorso quando il collegio aveva accolto l'istanza dell'avvocata Donata Mamusa (che tutela la coppia). Da allora, però, niente è cambiato. I genitori di Quartu (dei quali il giornale non pubblica il nome a tutela della privacy della piccola) sono ancora in attesa di poter rivedere la neonata. Un'attesa angosciante che non è ancora finita nonostante, nel frattempo, decine di solleciti siano già approdati negli uffici comunali: da parte del Tribunale, dell'avvocata Mamusa e anche dell'amministratore di sostegno del padre della bambina.

La madre la stava ancora allattando quando, nei primi giorni di aprile, gli assistenti sociali avevano bussato alla porta della sua casa. Su ordine del Tribunale dei minori avevano portato via la bambina poiché era stata avviata una causa (in corso) per valutare le capacità genitoriali dei genitori. Lei, 24 anni, in passato ha sofferto di depressione post-partum, lui 36 anni, ha la pensione di invalidità per un problema alla mano ed è assistito da un amministratore di sostegno. Così la bambina era stata messa sotto protezione attraverso un provvedimento di allontanamento dalla famiglia. L'unico che in quel momento, per i giudici, poteva essere adottato.

Le condizioni adesso però sono cambiate. Anche per il Tribunale: dopo la prima udienza i giudici avevano accolto le richieste dell'avvocata dei genitori e deciso che questi avrebbero potuto vedere la figlia. Ma, dopo due settimane, le porte della comunità protetta dove viene seguita la bimba ancora non sono state aperte alla mamma e al papà. Erano disperati all'idea di poter perdere per sempre la bambina. E lo sono anche adesso. Preoccupati, avevano anche lanciato un appello per trovare lavoro perché pensavano che il provvedimento fosse dovuto al basso reddito. Ma non era così: ci sono altri motivi coperti da segreto istruttorio alla base.

Intanto continua il procedimento aperto per valutare se i genitori siano in grado di prendersi cura della neonata: sono già stati individuati i consulenti di parte che verranno incaricati il 9 giugno. Il desiderio è solo uno: una famiglia di nuovo unita. Anche solo per qualche ora.

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