Svolta nell'omicidio di Giuseppe Pintore, assassinato lo scorso 6 marzo nelle campagne di Maracalagonis: ieri sera gli investigatori della Squadra mobile di Cagliari hanno fermato Salvatore Mameli, 68 anni, compaesano della vittima, sospettato di aver ucciso il pensionato ottantenne con due colpi di pistola.

Gli agenti, nell'inchiesta coordinata dal pubblico ministero Emanuele Secci, si sono presentati nell'abitazione dell'uomo - nella zona dove viveva la vittima - sequestrando indumenti, scarpe e un'arma, un revolver calibro 32. Se sia la pistola usata per uccidere il pensionato lo si scoprirà grazie a ulteriori accertamenti. Ieri notte il sospettato è stato accompagnato in questura e sottoposto a fermo. Un'operazione, con la collaborazione degli esperti della scientifica, svolta nel fitto riserbo.

Pintore non aveva nemici e le poche conoscenze sono da ricondurre alla zona dove vive e al bar che frequentava ogni giorno. Il corpo del pensionato era stato ritrovato nella sua auto venti giorni fa. L'ipotesi del suicidio era stata scartata subito: non c'era nessuna arma nelle vicinanze del corpo. Gli investigatori, coordinati dal dirigente Roberto Pititto e dal vice Michele Mecca, hanno ricostruito gli ultimi giorni di vita della vittima, scavato nel suo passato e nelle sue conoscenze. Alla fine le attenzioni si sono concentrate su un compaesano che conosceva Pintore.

Gli investigatori sarebbero arrivati a Mameli grazie alle telecamere di sorveglianza dei privati presenti nella zona dell'omicidio: quella mattina, nello spazio temporale in cui è stato commesso il delitto, sarebbe passato solo il 68enne.

Sembra che i due avessero avuto qualche discussione nei giorni precedenti per un prestito fatto da Pintore al conoscente.
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