Le Province sopravvivono al taglio delle risorse statali, a una legge nazionale (la “Delrio”) che voleva di fatto sopprimerle, in ultimo anche al referendum che si proponeva di cancellarle dalla Costituzione.

E nell’Isola dal primo gennaio ne è nata una nuova, il Sud Sardegna: 107 paesi, dal Sulcis al Sarrabus passando per Medio Campidano, Sarcidano, Trexenta e Parteolla, 357 mila abitanti. «Le elezioni (indirette) per Consiglio e presidente sono in programma dopo le amministrative», dice l’assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu, ma in Aula c’è chi chiede una modifica della legge, e tra i sindaci dei paesi più lontani si preannuncia battaglia.

Ci sarà battaglia, la provincia del Sud Sardegna è un enorme campo disseminato di mine pronte a deflagrare.

Da Arbus a Ussaramanna, da Domus de Maria a Orroli, centri lontanissimi fisicamente e culturalmente, al mare o sui rilievi. Secondo Erriu il cammino che porta alla completa realizzazione delle nuove province è lineare e limpido, e quest’anno si voterà (non lo faranno gli elettori ma gli amministratori locali) per Consiglio e presidente.

Certo, c’è un problema di risorse («ci sono stati tagli da parte dello Stato, il problema è a livello nazionale, lo dovrà risolvere il governo Gentiloni») ma per il resto la legge regionale 2 ha tracciato il percorso, «e non c’è alcun bisogno di modifiche o di ulteriori passaggi in Aula».

Però, sia nell’Assemblea che tra i sindaci sono in molti a pensarla diversamente. C’è chi vuole comunque tornare a elezioni dirette; e chi nell’ambito deciso non ci vuole stare, «noi andremo con Nuoro», tuona il primo cittadino di Seulo, Enrico Murgia, «siamo abitanti della montagna, cosa c’entriamo con il Sud dell’Isola?».

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