Per trenta lunghi anni sono rimasti in una cantina, assieme agli ombrelloni, ai giochi del mare e ai salvagenti usati tanto tempo fa durante le vacanze nel Sinis. Ora però i chicchi di quarzo stanno per ritornare al loro posto, lungo la costa cabrarese.

Pochi giorni fa l'associazione "Sardegna rubata e depredata", fondata anni fa da alcuni ragazzi che lavorano nei check-in dei tre aeroporti sardi e dei porti, sempre in prima linea per difendere la famosa sabbia del Sinis, ha ricevuto un regalo prezioso. All'interno dello scatolone c'erano ben 15 chili di granelli di quarzo bianco. Ma anche una lettera firmata da Elena, una ragazza toscana di 37 anni, dove si legge la storia della sabbia portata via dalla spiaggia di Is Arutas negli anni '80 dai suoi genitori.

Elena si presenta e poi racconta l'amore che prova per Is Arutas, spiaggia dove ha trascorso le vacanze quando era bambina. Poi spiega come durante il lockdown ha ritrovato i chicchi di quarzo: «Svuotando la cantina di famiglia ho trovato una scatola con dentro bottiglie piene di sabbia di Is Arutas, portata via da me forse per ricordo o forse per non staccarmi troppo da quel luogo del cuore», si legge nella lettera.

La sabbia ora è nelle mani dell'associazione "Sardegna Rubata e depredata" che Elena ha conosciuto tramite i social: «Le cose belle non accadono mai per caso e spesso invogliano altre persone a fare altrettanto - commenta Franco Murru, presidente dell'associazione -. Ricevere un regalo di questo tipo fa veramente piacere. Significa che la nostra sensibilizzazione a qualcosa serve».

La sabbia che è arrivata dalla Toscana verrà riportata a Is Arutas assieme a tutta quella sequestrata durante la stagione estiva all'aeroporto di Elmas.
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