S’Archittu, gioiello sardo sotto assedio
Progetti spagnoli e tedeschi nella costa tra Alghero e Oristano: ben 66 pale alte tra i 300 e i 380 metri che devasterebbero il versante occidentale dell’IsolaChe l’inutile moratoria approvata dal Consiglio regionale non avrebbe bloccato l’invasione eolica lo si sapeva da tempo. Dai Palazzi regionali tentarono di far virare gli effetti della legge su un fantomatico “blocco” delle procedure autorizzative, ma ben presto anche quell’illusoria speranza franò sull’incedere di una valanga di procedimenti divenuti inarrestabili.
Bentu maestru
Una corsa contro il tempo per accaparrarsi incentivi e prebende di Stato, pur di sfruttare “su bentu maestru”, da intercettare in terra e in mare. Società mimetizzate e multinazionali a viso aperto, da pochi euro al peso di molti milioni nel capitale sociale. A Roma se ne fregano di moratorie sconfessate ancor prima di essere varate, vanno dritti come non mai. Ad agosto non andranno in ferie, pur di non fermare i termini autorizzativi ai danni della Sardegna. Per capirlo basta guardare la tabella delle scadenze per le osservazioni-opposizioni ai progetti presentati per la Valutazione d’Impatto Ambientale.
Corsa d’agosto
Decine di progetti appena pubblicati nel file “avvisi” per far scattare i 30 giorni di routine necessari per rispettare le procedure. Manco farlo a posta quelle scadenze ricadono nell’infinita festa comandata del Ferragosto, come per dissuadere chiunque a inviare contestazioni e rilievi a quei progetti con i quali conficcare pale eoliche ovunque, dalle cime delle zone interne all’orizzonte marino, davanti alle più esclusive coste dell’Isola. Non è un caso che uno dei progetti più devastanti sul fronte costiero, pubblicato il 4 agosto scorso e messo in scadenza “opposizioni” per il prossimo 4 settembre, sia proprio quello dedicato a “su bentu maestru”, posizionato nel cuore della costa occidentale sarda, tra Alghero e Oristano, tra Capo Marrargiu e Capo Mannu, proprio davanti al monumento di S’Archittu, il piccolo grande arco della costa di Cuglieri.
Acciona-Abbanoa
A presentarlo una multinazionale ben nota in Sardegna, non per il vento ma per l’acqua, avendo ormai il monopolio degli appalti di Abbanoa per la gestione degli impianti di depurazione, potabilizzazione e reti idriche. Il nome del proponente è ricorrente: Acciona, ovvero il colosso spagnolo che vorrebbe conficcare sulla costa davanti a Bosa, ai piedi del Montiferru, la bellezza di 32 pale eoliche offshore da 300 metri d’altezza, potenzialmente estendibili a 380 metri. Una devastazione non solo visibile ad occhio nudo, a maggior ragione per coste più elevate rispetto al livello del mare, ma capace di trasformare per sempre habitat costieri e marini, imponendo divieti di pesca e navigazione, violentando fondali marini e approdi vari in terra ferma.
32 pale di “Mistral”
Il progetto lo hanno chiamato prosaicamente “Mistral”, nome occitano-francese del maestrale, come per esplicitare l’obiettivo alla base della scalata sul mare sardo. Considerate le scadenze procedimentali indicate nel sito ministeriale, quello di Acciona appare come lo scempio acquatico più avanti sul piano autorizzativo. L’utilizzo della silente finestra temporale dell’agosto infuocato della Sardegna la dice lunga sulla determinazione a non perdere tempo dietro osservazioni di cittadini, associazioni, Comuni e Regione. Il progetto offshore di Acciona, però, è al centro di una contesa tra colossi internazionali. A contendersi il mare sardo, insieme agli spagnoli, sono arrivati anche i tedeschi della Bay/wa, sede a Monaco di Baviera, ma base logistica nel cuore finanziario di Milano. A presentare il progetto-copia è la Regolo Rinnovabili, 100% capitale tedesco, con il piglio del “padre-padrone” sull’eolico a mare. I “crucchi” non hanno perso tempo e quasi due anni fa hanno chiesto pure la concessione di uno specchio acqueo infinito alle porte di Tharros, anche loro a ridosso del celebre arco di S’Archittu. La richiesta alla Capitaneria è circostanziata: «istanza di autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio di un impianto Eolico offshore per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile di potenza pari a 510 megawatt». Altre 34 pale, per un totale di ben 66 aerogeneratori tra i 300 e i 380 metri d’altezza.
Società coperta
A differenza di Acciona, che si presenta con il carico pesante della multinazionale, i tedeschi hanno scelto la strada della società satellite-veicolo, la “Regolo Rinnovabili”, una “S.r.l.” da diecimila euro, che dichiara di avere alle spalle «un consolidato operatore economico del settore», la Bay/Wa appunto. Lo scontro è titanico, intorno ad uno dei simboli della costa occidentale. Tra i due, però, c’è una differenza: misurano gli impatti territoriali con risultati opposti. Nella tabella degli effetti gli spagnoli parlano di minimi impatti sul mare, i tedeschi, invece, confessano le conseguenze anche sul fronte terrestre.
Disastro alle porte
E non nascondono il disastro: «Disturbi diretti e indiretti su Paesaggio e Turismo, Interferenza estetica con il paesaggio marino e costiero, turismo naturalistico, educativo, culturale, ricreativo e balneare, interferenza visiva degli aerogeneratori sia dal mare che dalla terra». E se lo confessano loro, figuriamoci il disastro che rischia di consumarsi davanti al monumento di S’archittu.