Non solo la crisi climatica. Tante aziende agricole dell’Oristanese devono fare i conti anche con la fauna selvatica che danneggia le colture: dalle orticole agli erbai, dai vigneti ai campi di grano e mais, passando per le foraggere e le risaie.

Disagi soprattutto nel Sinis. I campi sono devastati da cinghiali, cervi e nutrie. Un fenomeno che registra ormai condizioni insostenibili per gli agricoltori che spesso devono, con il proprio lavoro, contribuire involontariamente ad alimentare migliaia e migliaia di animali selvatici. L’allarme arriva da Confagricoltura Oristano che lamenta un aumento della selvaggina soprattutto nei territori del Sinis. «Spesso – ha ricordato il presidente provinciale di Confagricoltura, Tonino Sanna – molti di questi animali arrivano da siti messi a riserva e a tutela faunistica. Di notte vengono a nutrirsi nei nostri campi e all’alba si rifugiano di nuovo nelle aree protette, dove le compagnie venatorie non possono entrare».

Per governare questo fenomeno  l’associazione chiede alla Regione di intervenire con un monitoraggio e con successive azioni di depopolamento. «Il depopolamento - va avanti Sanna -  si potrebbe portare avanti attraverso la collaborazione con i cacciatori e con il coinvolgimento, previa formazione, dei coadiutori reperibili sul posto. I soli ristori assicurati dalla Regione, spesso in ritardo e mai sufficienti a coprire i danni reali subiti dagli agricoltori, sono ormai completamente insufficienti per far fronte al fenomeno e al deficit di bilancio che grava sulle aziende».

Negli ultimi anni, la media delle superfici agricole danneggiate dalle diverse specie di fauna selvatica nella provincia di Oristano, con varie percentuali di intensità, si attesta intorno ai 1100 ettari, di cui poco meno di 700 sono attribuibili ai soli cinghiali. Dati che arrivano da Confagricoltura Oristano. 

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