È una specie aliena che proviene dall’America e sa adattarsi alle alte temperature. Divora pesci e vongole, con le sue chele distrugge in pochi secondi le attrezzature per la pesca e non ha paura dell’uomo.

Il granchio reale blu è un ospite sgradito delle coste del Terralbese da qualche anno e vista la stagione torrida in corso, desta preoccupazione la sua capacità di riprodursi. 

«Certi esemplari femmina riescono a deporre fino a due milioni di uova e l’accoppiamento avviene due volte l’anno: numeri per noi incontrollabili», riporta Alberto Porcu, presidente della Cooperativa pescatori Sant’Andrea che gestisce il compendio di S’Ena Arrubia. Uno specchio d’acqua dove il granchio reale blu ha fatto la sua prima comparsa sei anni fa e che ormai ha trovato il suo habitat ideale. «In 192 ettari di specchio acqueo, tre quarti della laguna sono compromessi dal granchio reale blu, che riesce a tagliare i bertovelli per la pesca delle anguille», prosegue Porcu. Questa specie di crostacei ha messo a dura prova anche la raccolta di vongole a S’Ena Arrubia, tanto che ormai i pescatori hanno fatto del granchio reale blu un prodotto di punta per riparare le mancanze di fatturato dovute alla carenza dei molluschi.

Con il granchio reale blu, la Cooperativa si è ritagliata una fetta di pubblico con la produzione e la vendita della polpa e del sugo di granchio, oltre al pescato. «Quest’anno però, i prezzi concorrenziali ci stanno tagliando le gambe. Se nel Nord Italia i granchi vengono svenduti a un euro al chilo, la nostra Cooperativa vende le femmine a 15 e i maschi a 10 euro. Il granchio invenduto viene diviso fra i soci, per non doverlo buttare», fa sapere Porcu. Che attacca: «La svendita del prodotto non è la soluzione giusta». Soluzioni non ancora trovate dagli stessi esperti del Cnr di Palermo che si occupano della proliferazione della specie aliena a S’Ena Arrubia: «Il progetto, che riguarda 20 esemplari, è ancora in fase di studio», fa sapere Porcu.

Il granchio reale blu sta iniziando a popolare anche Marceddì. «È ancora difficile quantificare la sua presenza, il granchio si distribuisce in un compendio di 1700 ettari. Ogni giorno riusciamo a pescarne un quintale. Ne abbiamo paura perché distrugge le reti in poco tempo e aggredisce l’uomo,  può ferire mani e piedi. Temiamo l’invasione», afferma Antonio Loi, presidente del Consorzio cooperative riunite della pesca di Marceddì. Numeri importanti registrati anche negli altri compendi sardi, posti all’attenzione della Regione lo scorso giovedì a Cabras, durante l’incontro tra gli operatori della pesca.

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