Ha ribadito a gran voce la sua innocenza.

Don Giovanni Usai, il fondatore della comunità di recupero "il Samaritano" di Arborea, davanti ai giudici del Tribunale di Oristano ha ripetuto: "Sono vittima di infamanti calunnie: non ho mai avuto rapporti sessuali con le ragazze ospiti né ho mai saputo che si prostituissero".

Con un po' di emozione, il sacerdote ha rilasciato dichiarazioni spontanee davanti al collegio dei giudici (presidente Carla Altieri, a latere Elisa Marras e Francesco Mameli) per raccontare la sua verità su una vicenda che lo vede sul banco degli imputati con le accuse di favoreggiamento della prostituzione e violenza sessuale (a processo anche il nigeriano Alphonsus Eze difeso da Carlo Figus, mentre la vittima dei presunti abusi è parte civile con l'avvocata Francesca Ferrai).

Accanto ai suoi difensori Anna Maria Uras e Franco Luigi Satta, il sacerdote ha esordito dicendo di aver trovato "il coraggio di parlare e dire finalmente la verità adesso che Loveth Ongerovu è stata arrestata e non ci dovrebbero essere più pericoli per le persone coinvolte in questa storia".

La donna di origine africana (arrestata nei mesi scorsi dalla Dda di Cagliari perché ritenuta a capo di un'organizzazione mafiosa per lo sfruttamento della prostituzione) è stata un elemento chiave nell'inchiesta culminata nel 2010 proprio con l'arresto di don Usai.

Lei, una delle principali accusatrici del sacerdote, lo avrebbe perseguitato e minacciato chiedendogli un lavoro regolare con contratto a tempo determinato per avere il permesso di soggiorno.

"Sono certo che Loveth abbia costretto e minacciato le ragazze nigeriane a dire cose non vere al processo. Tutti avevano paura di lei".

Ieri sono stati sentiti anche volontari e altri ospiti della comunità: tutti hanno ribadito di non aver mai visto ragazze che si prostituivano.

Valeria Pinna
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