Gli hanno rotto «l’osso del collo con una spranga e due colpi di manganello». È una rivelazione choc, la cui veridicità è tutta da verificare, quella di un possibile supertestimone nell’inchiesta sulla morte di Stefano Dal Corso, il detenuto morto in una cella del carcere di Massama, a Oristano,  il 12 ottobre del 2022.

Il suo decesso era stato derubricato a suicidio, ma la sorella Marisa aveva da subito sollevato numerosi dubbi e ha ottenuto la riapertura dell’inchiesta. 

Le dichiarazioni che raccontano un’altra verità, secondo quanto riportato da Repubblica, arriverebbero  da un ufficiale esterno della polizia penitenziaria, secondo il quale Dal Corso sarebbe stato ucciso dopo aver assistito a un rapporto sessuale in carcere.  

Il testimone si sarebbe fatto vivo  con una mail, e poi con alcune telefonate. Le sue parole sono al vaglio dei magistrati. 

(Unioneonline/E.Fr.)

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