Quando guarda il “suo” stagno si commuove. Del resto quell’enorme specchio d’acqua è stata la sua casa per ben 62 anni. Una vita intera con le reti in mano. Giovanni Poddi, 70 anni, da pochi giorni ha lasciato il Consorzio Mar’e Pontis per godersi la pensione. È il pescatore più anziano tra i 150 che lavorano nella laguna cabrarese. Per lui un saluto non semplice dopo anni di lavoro.

La storia – Giovanni Poddi inizia a fare il pescatore a otto anni con il padre Luigino: «Andavo a scuola e lavoravo. Bisognava portare i soldi a casa, erano altri tempi - racconta - È un mestiere che mi è sempre piaciuto».

Giovanni Poddi negli anni Settanta fu dipendente di Don Efisio Carta, all’epoca il barone della laguna: «Era una brava persona. Ogni giorno alle 14,30 arrivava in peschiera e per ore osservava il nostro lavoro all’interno delle camere di cattura. Era molto orgoglioso di noi. Non ha mai fatto il capo».

Poi ci fu il rapimento. Il 16 novembre del 1978 Don Efisio fu sequestrato in un suo terreno a  Turr 'e Seu: «Ci diede la notizia il capo delle guardie, Francesco Castangia - racconta Giovanni Poddi - Ricordo ancora quel momento. Fu una notizia terribile».

Giovanni Poddi (foto Sara Pinna)
Giovanni Poddi (foto Sara Pinna)
Giovanni Poddi (foto Sara Pinna)

Il Consorzio – Nel 1982 lo stagno venne acquistato dalla Regione. Nel 1993, dall’unione di 11 Cooperative di pescatori, nacque il Consorzio Mar’e Pontis: «Un tempo eravamo 420 teste - racconta ancora il pescatore - Non i 150 pescatori di adesso insomma. Ognuno diceva la sua ma alla fine, dopo dicussioni animate,  si trovava sempre un accordo. Ogni giorno nella camera di cattura era una sfida a chi prendeva più muggini con le mani. In poche ore si riusciva a pescare anche cento quintali di pesci. Che bei tempi. Lo stagno mi mancherà e non poco».

© Riproduzione riservata