Il fondale dell’Area marina protetta del Sinis è blindato. Per fermare i predatori del mare sono stati posizionati sessanta dissuasori a circa 35 metri di profondità. Un modo per impedire la pesca a strascico e quindi salvaguardare l’ambiente e la pesca artigianale.

Come fanno sapere gli esperti, le barriere impediranno l’avanzata eventuale di reti trainate su fondale, pratica illegale. Il progetto, coordinato dalla Fondazione Medsea insieme al Flag Pescando, in collaborazione con l’Area marina, è stato finanziato da Argea per un totale di 300 mila euro. Si tratta del primo esempio di questo tipo nell’isola.

«La pesca a strascico è tra i tipi di pesca che arrecano maggiore danno ai fondali - spiega Francesca Frau, responsabile dei progetti a mare della Fondazione -. Le reti dello strascico hanno la capacità di rimuovere tutto quello che è presente nel fondale come gli habitat protetti, indispensabili per il nostro mare: una volta che tutto questo viene rimosso, non ha la capacità di rigenerarsi e non viene più recuperato».

«Puntiamo molto sul messaggio culturale che il progetto veicola - aggiunge Sandro Murana, presidente del Flag  -. Abbiamo basato la nostra strategia complessiva sull'idea che gli operatori della pesca artigianale costituiscano i primi veri difensori del nostro mare».

«La messa in posa delle barriere antistrascico nei fondali è un’azione già ampiamente adottata da altre Marine Protette - aggiunge Guido Beltrami, agronomo e direttore dei lavori per il posizionamento delle strutture antistrascico -, con una riduzione della pesca a strascico rilevata fino all’80%: proteggendo i posidonieti, salvaguardiamo le condizioni di riproduzione e accrescimento della fauna presente proprio come se stessimo ricreando delle “nursery” ovvero dei vivai».

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