Vertice Stati Uniti d’America-Russia il 15 agosto in Alaska, ossia nel luogo che, secondo le parole del suo Governatore, Mike Dunleavy, è sempre stato “un ponte tra le nazioni” e “porta d’accesso per la diplomazia, il commercio e la sicurezza in una delle regioni più importanti del mondo”. Unione Europea ed Ucraina, al momento, non sarebbero contemplate, sebbene parrebbe esservi stata, da ultimo, una qualche apertura, da parte de la Casa Bianca, in merito alla possibile presenza di Volodymyr Zelensky. Giusto oppure no così sarà, solo Russia e Stati Uniti, salvo diverso annuncio dell’ultim’ora. E magari, l’incontro tra i massimi esponenti dei due versanti del Mondo, e solo loro, potrebbe avere un suo preciso perché.

L’Unione Europea e Kiev sembrerebbero esser destinate attendere gli esiti di quel primo incontro. Queste ultime, o meglio i funzionari di taluni Paesi Europei e taluni funzionari Ucraini incontratisi nel Regno Unito, prima che il Vertice si attualizzi in fatto concreto, e, soprattutto prima che Vladimir Putin e Donald Trump possano dare seguito al bilaterale in programma per il 15 agosto in Alaska, stando a quanto si legge, hanno tentato di intervenire sull’interlocutore occidentale per scongiurare ogni ipotesi di accordo di pace che comporti la cessione di territori ucraini senza il coinvolgimento di Kiev. In particolare, sembrerebbe sia stata presentata al vice presidente americano JD Vance, una sorta di contro-proposta (sebbene ancora non paiano conoscersi ancora formalmente le tematiche alla base dell’incontro) in base alla quale qualsiasi concessione territoriale dovrà avere quale ineludibile presupposto la prestazione di robuste garanzie di sicurezza, inclusa una potenziale adesione dell'Ucraina alla Nato.

Sembrerebbe d’altra parte noto, per non averne mai fatto mistero lo stesso Vladimir Putin, che la Russia muova una duplice richiesta: per un verso le concessioni da parte di Kiev aventi ad oggetto i territori già occupati in esito al conflitto, e, per l’altro verso, il riconoscimento internazionale delle sue rivendicazioni. Per parte sua, Donald Trump, sembrerebbe non aver tergiversato nel sottolineare che, per poter arrivare alla pace, l’Ucraina, con buona verosimiglianza, dovrebbe giungere a qualche compromesso. Si potrebbero allora avanzare talune ipotesi.

Mettiamo il caso che, ipoteticamente, Donald Trump andasse a sottoporre a Vladimir Putin il ridetto contro-piano: quali possibilità avrebbe di essere ascoltato e, magari di ottenere un qualsivoglia risultato dall’interlocutore russo? Forse nessuno. Soprattutto allorquando l’intervento dei “soggetti terzi” (si conceda l’espressione), siccome allo stato esclusi dall’incontro del 15 agosto, sia stato portato all’onore delle cronache e quindi appaia chiaramente orientato proprio dalla parte che la Russia non intenderebbe ammettere all’incontro stesso. E mettiamo ancora il caso che, quello del 15 agosto prossimo, non fosse il solo e unico incontro, ma, piuttosto segnasse unicamente l’inizio di una serie di incontri tra Stati Uniti e Russia (di cui il prossimo in territorio russo) orientati alla graduale definizione di più questioni di carattere globale, tra cui pure quella medio-orientale, quale potrebbe mai essere, nel frangente, la posizione europea unitariamente considerata, intesa quale volontà unanime dei ventisette Paesi Membri? Quale l’interesse rappresentato?

Soprattutto in relazione alle potenziali garanzie che la stessa Russia potrebbe richiedere a Donald Trump in merito al discusso ruolo della Nato a ridosso dei suoi confini e che, probabilmente, condurrebbero ad una ridefinizione delle rispettive aree di influenza nell’ambito delle quali, quella del Vecchio Continente, potrebbe rivelarsi in posizione di subalternità. Non resta che attendere gli esiti del programmato primo incontro per comprendere i termini precisi della trattativa, che, invero, sembrerebbe avere fin d’ora le caratteristiche di una regolazione generale degli assetti geopolitici planetari.

Giuseppina Di Salvatore – Avvocato, Nuoro

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