Il braccio di ferro tra la Soprintendenza archeologica e il Comune di Cabras non si placa. La vicenda riguarda le falesie della borgata di San Giovanni di Sinis. L'amministrazione ha deciso di fare ricorso al Tar per chiedere l’annullamento del provvedimento della Soprintendenza dello scorso luglio, con il quale si ordinava al Comune «l’immediata sospensione delle attività» di messa in sicurezza del tratto costiero franante.

I fatti risalgono al periodo estivo, quando il sindaco Andrea Abis aveva avviato le procedure di demolizione, a seguito anche di un incontro convocato dal prefetto Salvatore Angieri per discutere la gravità della situazione e del successivo sopralluogo effettuato da parte dei vigili del fuoco, da cui emerse un quadro allarmante per l’incolumità pubblica. All'incontro era presente anche la Soprintendenza, unico Ente che sulla demolizione della falesia si era espressa in maniera negativa. I lavori però sono iniziati lo stesso. E una volta conclusi la Soprintendenza ha diffidato il Comune. La Giunta ha pertanto ritenuto di avviare le azioni giudiziarie necessarie per l’annullamento del provvedimento.

Il sindaco di Cabras Andrea Abis: «Il nostro intervento è stato dettato dalla necessità assoluta di garantire la sicurezza delle persone che fruiscono quella spiaggia. Per troppi anni abbiamo fatto fronte a una condizione di evidente rischio per la vita delle persone, introducendo barriere di interdizione e segnaletica che non avevano vera efficacia, ed era arrivato il momento di agire. In Italia, un paese il cui territorio soffre fortemente situazioni di alto rischio idrogeologico, la storia dei disastri ci dice che occorre amministrare, laddove possibile, con interventi di prevenzione e non si può invece pensare di correre il rischio dell’imponderabile. L'incolumità delle persone ha sempre la priorità assoluta». 

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