Erano tutti convinti che fosse terrorismo, tanto che Nicole La Diana, ventunenne di Triei studentessa a Reggio Emilia, quando sabato sera è fuggita da piazza San Carlo correndo come una matta, scalza, perché ha perso le scarpe, a un certo punto in via Mameli ha trovato un uomo che l'ha fatta rifugiare nel suo locale.

"Stava chiudendo - racconta -, ha risollevato la saracinesca e ci ha fatto nascondere in un seminterrato. Io ero al telefono con mia mamma, sotto choc, pensavo che da un momento all'altro sarebbero venuti a spararmi, lui si è avvicinato e ho pensato: ecco, il mio carnefice. Mi ha strappato il cellulare dalle mani, ha parlato con mia madre: signora, stia tranquilla, sua figlia è al sicuro qui con noi".

Dice Roberto Secci, 34 anni, giornalista: "Ho avuto molta paura, sono rimasto a terra a lungo, intrappolato dalla gente che mi cadeva addosso. Davanti a me in piazza c'era una donna anziana, avrà avuto ottant'anni, non so che fine abbia fatto nella calca".

Carlo Angelo Cortese, 19 anni, studia allo Iulm a Milano: "Il pavimento tremava, le persone cadevano come birilli. Ho pensato a un furgone che ci stava travolgendo, sono riuscito a rialzarmi e ho iniziato a correre. Chi diceva che c'era una bomba, chi parlava di terremoto. Io avevo sangue sulla maglietta e le scarpe, ma non era mio. Sono riuscito ad arrivare a casa degli amici che mi ospitavano per la notte, ci siamo ritrovati tutti per fortuna, sono entrato nella chat di famiglia per rassicurare i miei genitori, e mio fratello da Londra ha risposto: anche io, tutto ok".
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