Avviso di conclusione delle indagini per ventuno persone nell'ambito dell'inchiesta sul furto di provette di dna dal Parco Genus di Perdasdefogu.

Ora gli indagati rischiano di essere rinviati a giudizio con l'accusa, a vario titolo, di furto, peculato, trattamento illecito di dati personali, falsità materiale.

La vicenda è nota: nell'agosto del 2016 sparirono dal Parco genetico ogliastrino, dove si stava creando una sorta di database genealogico della popolazione sarda, migliaia di provette, che vennero poi ritrovate nei laboratori della clinica oculistica dell'Aou di Cagliari, presidio San Giovanni Di Dio.

La magistratura mise sotto indagine oltre 60 persone, disponendo il sequestro dei locali del Parco Genos e di alcuni uffici della ex Shard.dna di Pula.

Nel corso dell'inchiesta la posizione di 40 persone è stata archiviata per prescrizione dei reati.

Per altri 21, invece, l'iter è proseguito sino a oggi.

Tra questi, il professor Mario Pirastu, ex presidente del cda di Genos ed ex consigliere di Shar.dna, la sua collaboratrice Simona Vaccargiu (che, secondo i pm avrebbero sottratto le provette contenenti materiale biologico) e il professor Maurizio Fossarello, primario della clinica oculistica del San Giovanni di Dio, che avrebbe concesso i locali della struttura da adibire a laboratorio.

Oltre a loro, l'avviso di conclusione delle indagini è stato notificato anche al presidente e ai consiglieri del cda di Genos e al presidenti e ai consiglieri della Shar.dna.

Nel gennaio scorso erano stati iscritti nel registro degli indagati anche i presidenti pro tempore del Cnr dal 2011 a oggi Luciano Maiani, Francesco Profumo (ex ministro dell'Istruzione) e Massimo Inguscio, e il direttore dell'Irgb del Cnr di Cagliari Francesco Cucca, per aver - questa l'ipotesi di reato - "illecitamente trattato dati personali (...) dati genealogici e clinici della popolazione (...) che non avevano prestato alcun consenso".

Le notifiche emesse dalla Procura di Lanusei sono state recapitate in questi giorni ai diretti interessati dai carabinieri del Norm della compagnia di Jerzu.

(Unioneonline/l.f.)
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