Alla burocrazia regionale che penalizza lo sviluppo del settore dei beni culturali è dedicato l'editoriale del direttore, Emanuele Dessì

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Tra il passato e il futuro c’è di mezzo un presente che si chiama, sempre, burocrazia. Nella nostra riflessione il passato sono le straordinarie

testimonianze delle civiltà che hanno trovato casa in Sardegna. Il futuro? Turisti, destagionalizzazione, posti di lavoro.

Le strade della storia, dalle nostre parti, sono lastricate di buone intenzioni che valgono qualcosa come 55 milioni di euro: risorse comunitarie che la Regione dovrà spendere in sette anni per i beni culturali. Non sarà la panacea, ma un bell’aiuto sì. Le aspettative delle imprese, tuttavia, si sono già scontrate con i primi due bandi. Un dialogo “preventivo” tra associazioni e macchina regionale c’è stato, ma i criteri imposti poi in gara - succede spesso in quasi tutti i settori produttivi – sono apparsi slegati dalla realtà sarda, scoraggiando le domande. Sarà solo e sempre colpa dell’Europa? O ci mettiamo del nostro? In tutti i casi, se non si spenderanno (bene) tutti i soldi, Bruxelles li chiederà indietro.

A vivere già nell’incertezza, nella terra d’Italia più cliccata sul web, ci sono centinaia di archeologi, storici dell’arte, guide museali e custodi. Figure professionali, legate a questa o a quella cooperativa, in precariato permanente effettivo. Il loro stipendi è subordinato alla legge regionale 14 del 2006, finanziata di anno in anno.

I soldi vanno ai Comuni, che li mettono a bando. Difficile per un’impresa, con un orizzonte di dodici mesi, programmare la promozione di un sito archeologico o potenziare l’organico. Un sistema “provvisorio”: da anni si parla di un piano strategico, ma nulla cambia. Si va in proroga. Non che manchino le idee. Come fa notare Jose Moica, coordinatore regionale dei Beni culturali per Legacoop, tutto ruota attorno a una progettazione ferma al 2000. E chi gestisce un sito, oggi, non sa che cosa facciano nel museo cinque chilometri più in là. Altro che fare rete tra imprese. E se chiedi un aiutino alla Regione, guardando ai soldi europei, ci pensa la burocrazia a farti passare la voglia.

Emanuele Dessì
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