Rischio idrogeologico, usi civici, violazione di siti archeologici: il “no” di Nuoro ai signori del vento
Le comunità locali bocciano le richieste di autorizzazione finora pervenute alle amministrazioni e che prevedono, nel solo territorio intorno al capoluogo, l’installazione di 167 pale eolichePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Una strategia comune per difendersi dall'assalto dei signori del vento che, solo attorno a Nuoro, ha già richieste per l'installazione di 167 pale eoliche.
È stato questo il tema al centro dell'incontro che ieri sera si è tenuto nella sede della Comunità montana del Nuorese-Gennargentu-Supramonte-Barbagia a cui hanno preso parte il sindaco di Nuoro Andrea Soddu, la sindaca di Fonni Daniela Falconi, il sindaco di Orani Marco Ziranu, il sindaco di Oliena Sebastiano Congiu, il sindaco di Mamoiada Luciano Barone e il sindaco di Orgosolo Pasquale Mereu.
LE RICHIESTE – I primi cittadini hanno fatto il punto sulle richieste di autorizzazione finora pervenute alle amministrazioni, che nel solo territorio intorno al capoluogo porterebbero all’installazione di ben 167 pale eoliche, concordando sulla necessità di mettere in atto una serie di iniziative per cercare di governare il fenomeno, definito come «un vero e proprio assalto incontrollato al territorio» su cui i comuni devono poter intervenire.
LE OSSERVAZIONI – Intanto, riguardo al parco “Orgosolo-Oliena” che la società Scirocco Prime di Taranto vorrebbe impiantare nella vallata su cui si affacciano il monte Corrasi e il Supramonte di Orgosolo, il Comune di Nuoro ha inviato al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e all’assessorato regionale della Difesa dell’ambiente le proprie osservazioni esprimendo un parere contrario alla realizzazione.
Le osservazioni soprattutto sulla futura realizzazione della stazione elettrica Rnt della società Terna nell’area industriale di Prato Sardo e i lavori per l’elettrodotto di collegamento alla stessa, il cui tracciato si estende per circa 43 chilometri nel territorio comunale, con violazioni di siti archeologici, e rischi idrogeologici elevati Confrontati gli elaborati al Puc vigente, l’ufficio osserva che per quanto attiene la stazione di smistamento Terna, la realizzazione ricadrebbe in area D1 (ossia “Verde attrezzato per lo sport ad uso pubblico”), in cui è preclusa l’edificazione tranne che per impianti destinati allo sport e al tempo libero. La stazione di smistamento ricadrebbe all’interno della fascia di rispetto di 100 metri dall’area archeologica di Prato Sardo in cui è vietata qualunque edificazione o altra azione che possa comprometterne la tutela.
L’ELETTRODOTTO – Mentre la realizzazione dell’elettrodotto per gran parte del tracciato ricade all’interno di aree a usi civici che non possono essere oggetto di espropri e di utilizzo o di mutamento di destinazione d’uso, se non preventivamente consentito dal Comune quale ente gestore del patrimonio civico, mediante deliberazione del consiglio comunale. Un tracciato, quello dell’elettrodotto interrato, che attraverserebbe il centro abitato, in particolare lungo via Biasi, via San Giovanni Bosco e via Marongiu, e per il comune creerebbe pericolose interferenze con i canali tombati del Rio Thiesi e del Rio Carros, non individuate in progetto, con conseguenti criticità per i lavori di scavo previsti. Ed occorrerebbe il nulla osta idraulico da parte dei servizi competenti della Regione Sardegna, in assenza del quale l’opera non può essere autorizzata.
Un intervento, inoltre, che da un punto di vista ambientale e paesaggistico impatterebbe sul monte Ortobene area protetta Zps, compresa nella rete Natura 2000 e sottoposta a vincolo paesaggistico con decreto ministeriale del 10 marzo 1956, nel quale si sottolinea, tra l’altro, che la zona “forma un quadro naturale di singolare bellezza panoramica godibile da varie parti, ed offre altresì dei punti di vista accessibili al pubblico dai quali si può ammirare un vasto panorama e la città sottostante”.
Nel documento inviato al ministero si evidenzia che “non vi è alcun ostacolo o pregiudizio da parte dell’amministrazione comunale alla realizzazione di tali infrastrutture anche nei propri territori, ma che è anche vero ed evidente che l’individuazione dei siti non dovrebbe essere rimandata esclusivamente alle società private. Si ritiene che essa dovrebbe essere oggetto di co-pianificazione Stato-Regioni-Enti locali. Ciò al fine di quantificare e misurare i reali fabbisogni energetici considerando le realtà locali, la pianificazione territoriale, la tutela ambientale e i contrapposti interessi coinvolti sia economici che sociali”.