"Assoluzione per tre ragazzi e non imputabilità per gli altri 13 infraquattordicenni, ma con il riconoscimento, per loro, di tutti i fatti offensivi ascritti e dello stato psicologico conseguente della vittima".

È una sentenza che farà scuola quella pronunciata ieri mattina davanti al Tribunale dei minori di Sassari dal giudice Guido Vecchione nei confronti dei minorenni, tutti nuoresi, accusati di stalking nei confronti di una loro coetanea perseguitata per mesi con atti di bullismo.

Lei è stata costretta a cambiare scuola, palestra, abitudini di vita per sfuggire alle maldicenze.

NESSUN PROCESSO - Il giudice dei minori ha sottolineato davanti a genitori e ragazzi (alcun studenti non erano presenti) come tutti i protagonisti di questa storia non potevano essere condannati e nemmeno subire un vero e proprio processo, ma allo stato degli atti e delle prove raccolte si poteva dire che avevano commesso i fatti.

Per i tredici infatti c'è l'improcedibilità per non imputabilità, ma il riconoscimento della responsabilità penale dei fatti. Cioè la commissione e conseguente responsabilità per i comportamenti posti in essere. Il giudice dei minori ha riconosciuto lo stalking (reato ipotizzato) perché la vittima avrebbe cambiato le sue abitudini di vita a causa di quei comportamenti aggressivi.

LA STORIA - All'inizio nell'inchiesta della Questura, seguita alla denuncia presentata due anni fa dai genitori della ragazzina, erano entrati decine di minorenni.

Studenti delle quattro scuole medie cittadine poco più che dodicenni.

Ieri in sedici sono comparsi davanti al giudice, rappresentati dai genitori e dagli avvocati Gianfranco Careddu, Angelo Manconi e Oliviero Denti. Presente anche la vittima, costituitasi parte civile con gli avvocati Maria Grazia Mascia e Elvira Lucia Evangelista, che aveva denunciato tutto.

Lei veniva additata come una che portava iella e, quando passava, i compagni si toccavano le parti intime.

Perseguitata per nove mesi da centinaia di studenti con insulti e maldicenze di ogni genere.

Dopo mesi di silenzi e lacrime, la ragazzina aveva trovato il coraggio di raccontare tutto.

Aveva fatto nomi e cognomi, consegnando la lista dei bulli alla polizia e alle scuole.

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