Gli avvocati che tutelano la famiglia Pintor chiedono l’imputazione coatta per sei dirigenti dell’Anas. Il caso è quello di Francesco e Matteo Pintor, due fratelli di 23 e 16 anni, morti nell’incidente avvenuto il giorno di Natale di 5 anni fa lungo la Trasversale sarda 129 Nuoro-Macomer, all’altezza del tratto conosciuto come “la curva della morte”.

All’udienza di oggi al tribunale di Nuoro i legali Ivano Iai e Marcello Mereu hanno avanzato la loro richiesta davanti al gip Giovanni Angelicchio, motivando l’opposizione alla richiesta di archiviazione che era stata formulata dal pm Andrea Ghironi e sollecitando invece l’imputazione coatta nei confronti dei sei indagati: Pasquale Ruggieri, Pietro Schirru, Valter Bortolan Enrico Atzeni e Siro Mascia, tutti dirigenti dell'Anas, e Giovanni Satta, capo cantoniere.

In subordine, una consulenza peritale, che si aggiunge alle altre due perizie di parte già espletate, al fine di verificare il posizionamento del guard-rail contro cui l'auto dei fratelli Pintor aveva impattato, tranciandolo e trasformandolo in una potente lama tagliente, fatale per i due ragazzi.

«Vogliamo capire - hanno detto Iai e Mereu - cosa sarebbe successo se il posizionamento del guard-rail fosse stato corretto, se avesse impedito l'evento tragico o se avesse determinato un incidente meno grave».

Il pm Ghironi ha insistito invece sulla mancanza di un nesso di causalità fra la tragedia e le responsabilità dell'Anas.

Per la difesa, rappresentata da Matteo Pinna, Luigi Ledda e Andrea Pogliani, la Statale era perfettamente manutenuta. Non è così per gli avvocati dei Pintor. «L'Anas - hanno incalzato - è intervenuta sulla strada per cambiare tutto solo dopo l'intervento dell'associazione #adessobasta di Giovanni Pintor (fratello di Francesco e Matteo sopravvissuto all'incidente, ndr) per chiedere a gran voce i lavori sulla Statale disseminata di croci e mazzi di fiori».

Giovanni ora ha 27 anni, e continua la battaglia per la sicurezza delle strade. Oggi era in aula. «È ora di cambiare mentalità, è ora di responsabilizzare chi ha tra le mani la nostra sicurezza per strada, e quindi la nostra vita - ha scritto in un post sui social - Abbiamo il diritto di viaggiare su strade che non uccidono. Per quanto si cerchi di dipingere un vuoto di responsabilità, il peso delle azioni mancate non si può negare».

(Unioneonline/s.s.)

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