Per centinaia di lavoratori tessili non c'è più l'ombrello dell'Inps. Altre centinaia finiranno antro l'anno la mobilità in deroga e per loro il futuro è più che mai incerto. Le fabbriche, chiuse ormai da qualche anno, non potranno essere più riaperte.

È una bomba sociale innescata, che rischia di esplodere da un momento all'altro. A questo si aggiunge l'esclusione dal pacchetto stabilito dal Governo dalle aree di crisi del territorio, compresa quella di Tossilo.

Sono veramente pochi i posti di lavoro che sono stati creati in questo territorio con le cosiddette misure di politiche attive per il lavoro, messe in campo dalla Regione, a fronte di centinaia di operai e famiglie che sono rimasti senza un reddito.

Forte la protesta dei sindacati, con Jose Mattana della Cgil e Katy Contini della Cisl, che in un duro documento scrivono: “Le misure messe in campo dalla Regione si sono rivelate inadeguate perché le assunzioni si possono contare sulla dita di una mano e centinaia di lavoratori licenziati sono ancora per strada senza nessuna fonte di sostentamento. Pertanto, l’area di Tossilo e ciò che rimane del settore tessile devono rientrare a pieno titolo tra le aree destinatarie dell’intervento del Governo. Chiediamo alla regione e all’assessorato competente che porti avanti con maggior energia, decisione e determinazione le rimostranze dei nostri territori profondamente colpiti dalla crisi che non sono seconde a quelle di tutto il resto d’Italia”.
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