Macomer: "Aree di crisi sarde non sono seconde a quelle del resto d'Italia"
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Per centinaia di lavoratori tessili non c'è più l'ombrello dell'Inps. Altre centinaia finiranno antro l'anno la mobilità in deroga e per loro il futuro è più che mai incerto. Le fabbriche, chiuse ormai da qualche anno, non potranno essere più riaperte.
È una bomba sociale innescata, che rischia di esplodere da un momento all'altro. A questo si aggiunge l'esclusione dal pacchetto stabilito dal Governo dalle aree di crisi del territorio, compresa quella di Tossilo.
Sono veramente pochi i posti di lavoro che sono stati creati in questo territorio con le cosiddette misure di politiche attive per il lavoro, messe in campo dalla Regione, a fronte di centinaia di operai e famiglie che sono rimasti senza un reddito.
Forte la protesta dei sindacati, con Jose Mattana della Cgil e Katy Contini della Cisl, che in un duro documento scrivono: “Le misure messe in campo dalla Regione si sono rivelate inadeguate perché le assunzioni si possono contare sulla dita di una mano e centinaia di lavoratori licenziati sono ancora per strada senza nessuna fonte di sostentamento. Pertanto, l’area di Tossilo e ciò che rimane del settore tessile devono rientrare a pieno titolo tra le aree destinatarie dell’intervento del Governo. Chiediamo alla regione e all’assessorato competente che porti avanti con maggior energia, decisione e determinazione le rimostranze dei nostri territori profondamente colpiti dalla crisi che non sono seconde a quelle di tutto il resto d’Italia”.