"La buona scuola esiste", ed è anche in Sardegna. È una mamma di un paese in provincia di Nuoro (omettiamo la località esatta a tutela dei protagonisti) a scrivere alla redazione di Unionesarda.it per raccontare una storia che riguarda lei e la sua bimba.

Giorgia - così la chiameremo - ha sei anni e soffre di diabete di tipo 1, che le è stato diagnosticato quando aveva 18 mesi.

"Un dramma per tutta la famiglia - dice la mamma - una malattia che ti rivoluziona la vita e che rende una bimba così piccola ancora più dipendente da un adulto che deve gestire tutta la sua quotidianità".

"Il mio è un paese un po' particolare, conosciuto spesso per episodi non proprio positivi", spiega la donna, "eppure questa volta sono testimone di un esempio bellissimo".

LA SCUOLA DELL'INFANZIA - "Quando è arrivato il momento di iscrivere mia figlia alla scuola dell'infanzia, ero molto in dubbio, avevo intenzione di farle saltare almeno un anno. Le maestre, invece, mi hanno convinto a fare questa sofferta iscrizione".

Da quel giorno sono passati 4 anni e a settembre Giorgia andrà in prima elementare. "Ho letto tante denunce di genitori arrabbiati, delusi, a volte disperati per il trattamento riservato ai loro figli diabetici nelle scuole troppo spesso non preparate ad accogliere l'alunno 'diverso', quello problematico".

"Per noi invece è stato tutto il contrario - dice la mamma -. Siamo state accolte, amate, supportate. Parlo al plurale perché il regolamento scolastico vieta agli insegnanti di somministrare farmaci e gestire quello che è l'aspetto pratico della malattia, quindi io ero spesso a scuola, alle manifestazioni, alle uscite, alle gite. Sono sempre stata una presenza fissa, ma mai mi hanno fatta sentire un peso o un fastidio. Anzi...".

"Per quanto è stato possibile, la mia presenza cercava di essere evitata, per far sentire la bambina come tutti gli altri, per non farla sentire diversa. E questo è stato uno degli obiettivi delle maestre: fare in modo che mia figlia frequentasse e facesse tutto come i suoi compagni. Sia nelle piccole cose, come offrire un biscotto o una caramella solo se in quel momento anche lei poteva mangiarla, che nelle cose più importanti: come rientrare prima di pranzo, in modo da evitare la mia presenza".

"MI HANNO TOCCATO IL CUORE" - Mille sono gli esempi di gesti che la madre di Giorgia potrebbe fare "e che in questi anni mi hanno toccato il cuore. Ho sempre trovato collaborazione, anche in supplenti che dovevano stare per poco tempo. Posso dire che siamo state fortunate a trovare delle persone così, e sono fortunati tutti, perché le maestre non sono speciali solo per mia figlia, ma lo sono per tutti, perché fanno il loro lavoro con amore. Sempre".

"Mia figlia - conclude - è una bambina che ha accettato la sua malattia, la vive con molta serenità e sono sicura che questo è anche merito della scuola. Quello che lei è lo dobbiamo anche ai suoi angeli custodi. Le ringrazio ogni giorno, per tutto quello che ci danno e ci hanno dato, ma nessun grazie sarà mai abbastanza".

(Unioneonline/s.s.)
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