Dopo l'incendio di domenica notte, una parte del Cpr di Macomer è inagibile. Sono ingenti i danni causati dal fumo intenso e acre, che ha invaso l'intero edificio, in particolare il blocco dove è scoppiata la protesta di alcuni migranti, che hanno appiccato il fuoco ai materassi.

Su interessamento della Prefettura di Nuoro, nel cortile interno della struttura sono state erette alcune tende, messe a disposizione dalla Protezione Civile, per poter ospitare, per alcuni giorni, i migranti che erano nel blocco interessato dall'incendio. I lavori di ripristino dovrebbero iniziare nell'immediato.

Intanto procedono a ritmo serrato le indagini per far luce sulla vicenda (è l'ennesimo incendio nel giro di pochi mesi), con i responsabili del rogo che sono stati individuati e messi sotto stretta sorveglianza. La protesta sarebbe scoppiata a causa di una situazione che in tanti considerano insostenibile e minano le condizioni umane all'interno della struttura, dove i migranti devono rimanerci anche per 18 mesi.

Anche il sindaco di Macomer, Riccardo Uda, denuncia lo scarso coinvolgimento dell'amministrazione comunale sulla attività del Cpr.

Indetta anche una protesta all'esterno, con l'assemblea sarda No Cpr, che annuncia una mobilitazione e un presidio fissato per il prossimo 6 aprile (inizio ore 11), davanti al Cpr di Macomer. «La situazione che c'è a Macomer», è scritto tra l'altro in un comunicato, «non deriva dal cambiamento dei regolamenti, ma dalle finalità di una struttura che è stata concepita per negare la dignità umana dei migranti». Da qui la giornata di lotta con presidio, fissata per il prossimo 6 aprile.  

Il caso è arrivato all’attenzione del Governo, con una informativa urgente chiesta al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dalla deputata di Avs Francesca Ghirra, che attacca: «Tutti i cpr sono strapieni perché questo sistema schifoso non funziona. Non sarà il caso di strutturare un sistema più rispettoso dei diritti delle persone? I Cpr sono lager in cui vengono violati i diritti fondamentali delle persone, luoghi di degrado, sofferenza e abbandono che non servono ad affrontare i fenomeni migratori e devono essere chiusi». 

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