Imprenditore di Fonni morto nell’incidente, il fratello: «Mi aveva insegnato a correre in sicurezza ma ha deciso Dio»
Fabio Falconi ricorda Mauro, deceduto a San Teodoro: «Se gli entravi nel cuore nessuno ti poteva toccare»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
A poche ore dall’ultimo saluto all’imprenditore fonnese Mauro Falconi, fra gli innumerevoli ricordi che scorrono sui social si aggiunge anche quello del fratello Fabio. Che ha voluto ricordare il legame che li univa e così ringraziare tutti coloro che si sono stretti alla famiglia dopo la tragedia di San Teodoro.
E proprio Fabio Falconi rivolgendosi ai suoi amici ha precisato di aver trovato consolazione nella «vicinanza di tutta Fonni, Orotelli, San Teodoro, frazioni e tutta la Sardegna. Presenze che ti fanno viaggiare nei ricordi del passato e si ripensa a quanto siamo stati fortunati a vivere fino a qui con Mauro in questa breve ma intensa vita».
Da qui l’accento all’infanzia trascorsa insieme al fratello: «Siamo cresciuti con l'attrazione per le corse», scrive Fabio Falconi, «prima da bambini le discese con "sos carruccios", con i vicini di casa e anche oltre "ateros trihingios" poi un periodo avevamo provato a usare gli skate da seduti nelle discese migliori».
E fra gli attimi di una gioventù scandita dalla passione per i motori, spicca l’elogio al fratello maggiore, per avergli trasmesso una guida responsabile: «Viaggiavamo già a San Teodoro», scrive Fabio, «e mi insegnava le tecniche per "correre con più sicurezza”».
«Regole intoccabili», chiarisce Falconi, «mi diceva allaccia la cintura, quando corri stai sempre nella tua corsia, non tagliare mai curve senza visibilità. Se va in sottosterzo fai così, se va in sovrasterzo fai cosà, non sorpassare mai dove non si vede lo spazio necessario».
E poi: «Abbiamo macinato chilometri e chilometri: Fonni - San Teodoro - San Teodoro - Fonni sempre correndo. Ci è rimasta sempre questa cosa più forte di noi, con qualsiasi cosa che abbia ruote, cingoli, moto, macchina, furgone, trattore, mandavamo sempre tutti i motori al massimo».
Ma è nell’analisi di una quotidianità frenetica, accompagnata da ritmi no-stop che Fabio Falconi, pone l’accento sullo schianto di domenica sera: «L’incidente può essergli successo per qualsiasi cosa che noi non sappiamo, non sapremo mai e sinceramente ormai non ci fa nessuna differenza sapere o non sapere. Ma di certo ha trovato un ostacolo proprio li, dove Dio ha deciso che doveva essere e come doveva essere, Dio ha deciso come doveva andare e noi tristemente lo accettiamo e lo rispettiamo».
E fra righe colme di dolore e speranza, spicca la figura di un imprenditore talentuoso, sempre al fianco del prossimo: «Se gli entravi nel cuore nessuno ti poteva toccare o parlare male di te. Gran lavoratore, grande marito e padre, grande figlio che rideva sempre ai rimproveri», scrive infine Fabio Falconi, per poi rivolgere un pensiero alla cognata Sandra Zoroddu e al “dono” della nipote Maria Grazia, che crescerà senza la figura paterna: «Una roccia come il padre, che farà in fretta a crescere valorosa. Vuole conservare tutte le cose del padre e noi faremo fino all'impossibile per accontentarla e affiancarla in tutto quello che vorrà realizzare. Siamo stati sempre molto uniti ma adesso ci dovremo unire ancora di più».