Resta altissima la tensione in Spagna a pochi giorni dal referendum sull'indipendenza indetto dalla Catalogna.

Madrid, che ha già fatto arrestare 14 tra ministri e funzionari della Generalitat di Barcellona per "decapitare" l'organizzazione del voto facendo anche sequestrare migliaia di schede elettorali, sta rafforzando la presenza di agenti della Guardia Civil, per cercare di impedire quella che il premier Mariano Rajoy ha bollato come una "consultazione illegale".

Per contro, le autorità catalane sembrano intenzionate ad andare avanti, forti del sostegno dei cittadini: a migliaia continuano a restare mobilitati, dopo essere scesi in piazza, all'indomani degli arresti per reclamare il diritto all'autodeterminazione e le mobilitazioni.

Per capire cosa accadrà nei prossimi giorni, L'Unione Sarda ha contattato il professor Giacomo Floris, 39 anni, originario di Lodè, che si è trovato al centro della rivolta popolare scoppiata in questi giorni.

Da 11 anni risiede nella capitale catalana, dove insegna Storia Medievale alla Universitat de Barcelona. I

Come stanno vivendo i catalani l'attesa del referendum e la "mano pesante" del governo di Madrid?

"A Barcellona non ci sono dubbi e i catalani non usano mezzi termini: si tratta di repressione. Il paragone che fanno tutti è con la mano pesante utilizzata dal regime franchista".

Secondo lei il governo catalano si aspettava una tale reazione?

"Sicuramente la Generalitat lo aveva messo in conto. E credo che sia intenzionata ad andare avanti, nonostante tutto".

Insomma, il referendum si farà?

"Credo proprio di sì. Indietro non si torna. Anche per ragioni di credibilità politica, ormai il governo catalano non può tirarsi indietro. Un dietrofront sarebbe visto come un tradimento".

Anche a costo che la tensione tra Madrid e Barcellona possa sfociare in violenza?

"Spero che in caso di escalation arrivi un qualche intervento della comunità internazionale, proprio per impedire pericolose derive".

L'Unione europea, però, si è schierata con Madrid...

"Vero. Ma Bruxelles deve prendere atto che la Catalogna, che è la regione più ricca e produttiva del continente assieme alla Lombardia, vuole staccarsi dalla Spagna. In caso di secessione potrebbe dunque reagire isolando Barcellona. Ma, ragionando, nel lungo periodo, non credo che l'Unione voglia privarsi di una delle sue 'locomotive'".

Cosa accadrà il 2 ottobre, giorno dopo la consultazione?

"Se il giorno prima si è votato - e si voterà - i Sì risulteranno vincitori. E Barcellona dichiererà l'indipendenza. Questo non vuole dire che sarà subito indipedente. Ma penso che il destino della Catalogna - e con esso quello della Spagna - sia ormai segnato".

Luigi Barnaba Frigoli

VIDEO - IL CANTO DEGLI INDIPENDENTISTI CATALANI:

© Riproduzione riservata