Chi ce lo aveva – ormai quasi tutti – ha iniziato a scaldare le pelli vicino al camino, chi invece ha voluto rinnovare il parco strumenti ne ha realizzato alcuni nuovi con pelle di capra elastica al punto giusto. Perché a Gavoi il tamburo è una cosa seria, così come è serio il giovedì grasso che da queste parti da inizio in musica a uno dei carnevali più divertenti e sonori dell’isola.

In paese sale la febbre per Jovia Lardajola e la tradizionale Sortilla de Tumbarinos.

Raduno festoso di sonadores di tamburo certo ma anche di pipiolu, triangulu, sorgonitos a far melodia e ritmi in una sfilata per le vie del borgo inizialmente ordinata ma subito dopo anarchica e senza regole.

Sempre però all’insegna del sano divertimento e dell’amicizia. Quest’anno la grande festa apre un’intensa settimana dove riti arcaici (Sa Sortilla in apertura e il rogo dei pupazzi Mariarosa e Zizzarrone in chiusura) che si fondono ad acquisizioni più recenti, come la sfilata dei carri allegorici del lunedì, diventata nei decenni sempre più ricca ed elaborata.

Tutti, indipendentemente da sesso, età, e provenienza geografica possono essere parte integrante e maschere festose.

Tumbarinos con i tipici strumenti del carnevale
Tumbarinos con i tipici strumenti del carnevale
Tumbarinos con i tipici strumenti del carnevale

Basta indossare un po’ di velluto, pelli, scialli e cospargersi un po’ di fuliggine addosso nessuno a prescindere dalla provenienza geografica è escluso dalla festa musicale e canora al tempo stesso. La partenza è prevista nel pomeriggio di giovedì alle 15 dalla Piazza San Gavino. Poi il corteo di centinaia di tamburi si snoda liberamente sul selciato del centro storico facendo vibrare i vetri delle antiche case di granito.

Ogni piazza è la tappa di danze dissetate con abbondante vino nuovo e nero e accompagnate dalle canzoni a ballo.

Così il Carnevale a Gavoi non è uno spettacolo di maschere da contemplare ma la condivisione della musica da ballare, cantare e da soprattutto da suonare con strumenti le cui origini si perdono nella storia antica dei popoli mediterranei.
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