Quattro anni di reclusione. È la nuova richiesta di condanna formulata, davanti al gup del tribunale di Nuoro, Giovanni Angelicchio, dal pm Selene Desole nei confronti di Roberta Barabino, ex amministratrice di sostegno già nota alle cronache giudiziarie per una lunga scia di reati.

Questa volta, l’accusa ruota attorno a peculato e falso, per un danno complessivo di 51.499,69 euro sottratti a due persone fragili, entrambe assistite da Barabino, che si sono costituite parte civile nel processo con gli avvocati Annamaria Musio e Bastiana Camboni. Secondo l’accusa, l’ex amministratrice avrebbe commesso 120 episodi di peculato, con somme prelevate senza giustificazione dai conti correnti degli assistiti e utilizzate per scopi personali. I fatti contestati si inseriscono in un più ampio quadro di infedeltà professionale già emerso in tantissimi procedimenti giudiziari.

Barabino (difesa da Gianluca Sannio e Antonio Secci) è infatti già stata condannata due volte: la prima volta a sette anni e otto mesi in primo grado per peculato e riciclaggio, in un procedimento ancora pendente in appello; la seconda condanna, a cinque anni, è già diventata definitiva.

Inoltre, lo scorso settembre, la Procura di Nuoro, aveva chiesto per lei un’ulteriore condanna a sei anni e quattro mesi, in un procedimento distinto che riguarda altri 585 atti contestati e oltre 300 mila euro di ammanchi.

Quella dell’ex amministratrice appare come una vicenda giudiziaria senza fine con una valanga di denunce, testimonianze e una lunga serie di illeciti commessi ai danni di soggetti fragili, che Barabino avrebbe dovuto tutelare e invece avrebbe tradito per fini personali.

La sentenza per quest’ultimo processo è attesa nelle prossime settimane.

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