Forse ci credeva anche lei, che un domani sarebbe stato meglio. Come dice Vasco, che era il suo mito da sempre. Quello che "Vivere è sorridere dei guai così come non hai fatto mai e poi pensare che domani sarà sempre meglio”. Quel Blasco che l’aveva voluta a tutti i costi al suo concerto della Fiera di Cagliari.

È il 18 giugno del 2019, Laura Floris, classe 1965, originaria di Desulo è lì, a un passo dal mito. Già immobilizzata dalla sclerosi multipla, che a 33 anni dalla diagnosi le ha rubato l’uso di ogni muscolo e lasciato poco altro che una straordinaria voglia di vivere. Ora si è spenta, a 59 anni.

«Laura era un portento. Era la più bella, la più sorridente. Aveva l'argento vivo addosso», trattiene a stento le lacrime, Giovanna Floris, la zia che era una sorta di seconda mamma.

Radiologa ed ecografista ora in pensione, è stata lei ad accorgersi che nella nipote allora diciottenne qualcosa non andava. «Prima ha avuto problemi alla vista, poi ha iniziato a usare le scarpe chiuse anche d'estate. Le chiesi il perché, Laura mi disse che inciampava nelle scale e sui sassi. Fissai una visita neurologica a Nuoro, risultò una sospetta Sm».

È il 1986, quando ancora di sclerosi si parla poco e si sa meno ancora. Soprattutto in Sardegna. Inizia la via crucis negli ospedali, gli esami, la speranza, la paura e il verdetto che azzera vita e sogni e ti costringe in un corpo che poco per volta diventa una gabbia.

«Due anni dopo, a Roma ci diedero la conferma della diagnosi». È l'inizio di un incubo, con la malattia che corre veloce e giorno per giorno ruba a Laura l'uso di ogni muscolo. Ma lei continua a sorridere, anche quando con la zia si ritrova a Israele, a sperare nella cura sperimentale che però non cambia il destino. È forte e ha voglia di vivere. Ce l’ha stampata negli occhi, quelli che ieri, attorno alle 21 si sono chiusi per sempre.

No, non si è mai arresa Lauretta, che quel giorno sotto il palco era l’ospite d’onore e le canzoni di Vasco le ha cantate tutte, una per una, muovendo le labbra, con un filo di voce che sembrava il grido di chi combatte e sceglie di vedere il bello nella vita; anche se la vita non è stata gentile. Si è soltanto addormentata, a 59 anni e quaranta di malattia.

"Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l'ha”. Chissà quante volte se lo sarà domandato, inchiodata in quel letto vista mare nella casa di Barracca Manna dove viveva con la famiglia. E chissà se l’aveva trovato, quel senso, alla sua esistenza stravolta di botto. Sicuramente tornerà a Desulo, dove sarà sepolta, sabato, perché così aveva deciso.

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