Un'udienza fiume tutta dedicata alle arringhe dei difensori dei due imputati per i quali il pm Andrea Ghironi lo scorso 25 maggio ha sollecitato ai giudici della Corte d'assise la pena dell'ergastolo.

Oggi in aula gli avvocati di Nico Piras e di sua moglie hanno portato motivazioni con l'intento di sgretolare il castello accusatorio che individua nella coppia la responsabilità di aver programmato ed eseguito l'omicidio di Angelo Maria Piras, fratello di Nico.

Prima Angelo Manconi, che assiste Nico Piras, ha parlato di indagini a senso unico (non sono state vagliate ipotesi alternative) e lacunose, chiedendo ai giudici popolari e a quelli togati di agire con coscienza e senza suggestioni.

Per lui il movente è debole così come le prove raccolte dagli inquirenti per mandare in carcere a vita il giovane di Lula. Dopo di lui la parola è passata a Mario Lai, il decano dei penalisti nuoresi, che malgrado l'avanzare dell'età, ha parlato in maniera appassionata per oltre quattro ore.

Un'arringa di cuore e di diritto per arrivare a non individuare prove nella responsabilità dei coniugi nel delitto.

Per poi infine concludere che "se mai si dimostrasse per assurdo che l'omicida è Nico Piras, nessun contributo avrebbe dato Alice Flore" chiedendo - così come aveva fatto il suo collega - l'assoluzione della sua assistita.

Si ritorna in aula il 29 giugno quando ci sarà spazio per le repliche per entrambe le parti e poi la Corte si riunirà in camera di consiglio per la decisione.

Angelo Maria Piras fu ucciso a fucilate nelle campagne del paese barbaricino il 25 gennaio del 2015.

Nico Piras e sua moglie sono accusati di omicidio premeditato in concorso: secondo l'accusa, i coniugi avrebbero ucciso l'allevatore - con cui i rapporti erano molto tesi da tempo - per una questione di dissidi legati alla gestione dei terreni e dell'azienda agricola di famiglia.

© Riproduzione riservata