Almeno un ricordo appare nitido: "C'era una signora con demenza senile, e Gianluca Porcu ha avuto una discussione con lei perché non voleva stare seduta. Per questo è arrivato dal salone a tutta velocità con la carrozzina fino in cucina dov'ero io, e ha sbattuto. Sopra la sedia a rotelle c'era la donna. Era sabato sera. Gli ho detto di uscire fuori a fumarsi una sigaretta per calmarsi".

A raccontare la scena, ieri, davanti al Tribunale di Nuoro, è Maria Salvatrice Bauccio, operatrice sociosanitaria e testimone d'accusa nel processo per maltrattamenti sugli anziani della residenza Familia di via Aosta di Nuoro. Tra gli imputati la direttrice della struttura, Rosanna Serra, e l'operatore sociosanitario Nikaj Genci.

La donna per dieci mesi, nel 2016, aveva lavorato nella struttura e fu testimone in prima persona di uno dei casi di maltrattamenti.

Dopo quella caduta l'anziana era finita in ospedale. "Quando tornai in servizio - ha aggiunto la Bauccio rispondendo alle domande del pm Giorgio Bocciarelli - seppi che la signora era in ospedale a fare una radiografia, e pensai a quello che era successo la sera prima. Chiamai la direttrice, ci vedemmo il lunedì mattina nel suo ufficio, c'era anche Porcu". Per i maltrattamenti e le violenze sugli anziani ospiti della struttura, altri due imputati, gli oss Ignazio Poggiu e Gianluca Porcu, sono stati già condannati con riti alternativi rispettivamente a 3 anni e otto mesi e 4 anni.

La carrozzina scagliata contro il muro con sopra l'anziana ospite è l'unico ricordo nitido della testimone. Anche la riunione che si era tenuta due giorni dopo nell'ufficio della direttrice rimane in parte sfumata. "Ricordo che quando arrivai la mattina, Porcu era già dentro l'ufficio della Serra che mi chiese cosa fosse successo; io risposi fattelo raccontare da lui . Avevo la sensazione che gli avessero già detto tutto".

L'indagine, sfociata nel maggio del 2016 con sei misure cautelari, era nata dal primo filone dell'inchiesta che riguardava la struttura di via Aosta, partita per alcune morti sospette. Quella vicenda, già conclusa in primo grado, ha visto la condanna delle direttrice Rosanna Serra e dell'allora proprietario Gianluigi Masala - totalmente estraneo nel secondo filone d'inchiesta per maltrattamenti - rispettivamente a sette e cinque anni.
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