Annamaria Furlan, da segretario nazionale della Cisl, arriva a Oliena dieci giorni dopo la visita a Cagliari del premier Conte che ha cambiato i programmi sulla metanizzazione dell'Isola, bocciando la dorsale e facendo arrabbiare i sindacati che oggi manifestano davanti alla Prefettura.

"Credo che debba essere una manifestazione partecipata da tutti, è una battaglia importante. La Sardegna ha un costo dell'energia di oltre il 30 per cento superiore al resto d'Italia che a sua volta ha un costo del 30 per cento maggiore del resto d'Europa. Il costo dell'energia è fondamentale per famiglie e imprese", dice la segretaria Furlan.

"Qualcuno deve spiegare al Conte 2 che produzioni energivore come l'alluminio di Alcoa con le pale eoliche e i pannelli solari non si possono fare. Parlare di metano non è un insulto all'ambiente, per togliere un po' di carbone abbiamo bisogno del metano. Perciò fanno bene le organizzazioni sindacali insieme a tutta la Sardegna a dire che c'è bisogno di abbassare drasticamente i costi dell'energia".

Per la decarbonizzazione Conte pone la scadenza del 2025 bocciando la proposta sindacale del 2030.

"Dovrebbe iniziare a capire finalmente che il metano è meglio del carbone ma voler togliere da una parte il carbone - giustissimo - e dall'altra non accettare nemmeno il metano significa che le imprese non ce la faranno ad andare avanti".

Poi c'è la vertenza insularità.

"È un problema che facciamo presente da troppo tempo, arrivare e partire dalla Sardegna, in parte anche dalla Sicilia, è un'impresa davvero ardua. Questo rende difficile il diritto alla mobilità dei cittadini, ma quasi impossibile creare condizioni di crescita e sviluppo dell'Isola. Questo luogo è molto bello, per questa zona servono investimenti per turismo e infrastrutture. Bisogna poter arrivare in tutte le parti della Sardegna come in tutte le parti del Paese. Aver bloccato 80 miliardi di investimenti per le grandi e medie opere infrastrutturali è sbagliato. È una delle questioni che poniamo al Governo".

Al Governo cos'altro chiede?

"Chiediamo discontinuità su cose che non costano niente ma vogliono dire tanto".

Per esempio?

"I decreti sicurezza: non ci vuole molto, basta prendere le sottolineature del presidente della Repubblica e ristabilire che in questo grande Paese quando qualcuno salva un uomo, una donna o un bambino non è multabile, ma va applaudito e se si può gli si dà una medaglia. Chiediamo di tornare a considerare i naufraghi come persone da salvare. E poi lo 'sblocca cantieri'. Con il Conte 1 c'erano più subappalti, meno gare e più affidamenti diretti: significa meno trasparenza e più corruzione, anche meno sicurezza per i lavoratori. Basta un decreto che ristabilisca le cose come erano: avremo meno morti, meno corruzione e meno subappalti".

I rapporti sono cambiati?

"Il linguaggio è cambiato, addirittura sentiamo la parola concertazione. È cambiato il fisco: non siamo più nella Flat tax, devono pagare meno i lavoratori e i pensionati, ma non basta dirlo. Il tema del lavoro è centrale, ma non basta dirlo, bisogna trovare risorse per formazione, innovazione, ricerca. Bisogna passare dal dire al fare. Al Conte 2 chiediamo che vengano sbloccati 80 miliardi per le infrastrutture, così si sbloccano 400 mila posti di lavoro in un Paese che solo nell'edilizia ne ha persi oltre il doppio. Che la musica è cambiata già in questa Finanziaria non basta capirlo perché non c'è più l'1 ma il 2, va tradotto in numerini per le tasche di lavoratori e pensionati e per la crescita del Paese".

Marilena Orunesu

***

Ospiti al convegno di Oliena (foto L'Unione Sarda - Locci)
Ospiti al convegno di Oliena (foto L'Unione Sarda - Locci)
Ospiti al convegno di Oliena (foto L'Unione Sarda - Locci)

IL VIA LIBERA DEL MINISTERO E LA FRENATA DEL PREMIER

Dopo un'attesa infinita, la Sardegna vede il metano all'orizzonte. A fine settembre dal ministero dell'Ambiente è arrivato il parere positivo sulla compatibilità del tratto sud della dorsale, cioè l'ok al grande tubo sotterraneo attraverso il quale passerà il gnl, che farà risparmiare ai sardi 400 milioni di euro di costi energetici. Il ministero di fatto ha autorizzato l'avvio dei cantieri (previsto per la seconda metà del 2020) delle imprese che dovranno costruire e installare a un metro e mezzo di profondità il tubo di 70 centimetri di diametro e lungo 580 chilometri.

Un progetto (da 1,3 miliardi, a carico dello Stato) firmato Enura, la joint venture di Snam e Sgi (Società gasdotti Italia) che ha pensato a un tratto Sud, da Cagliari a Palmas Arborea passando per il Sulcis - quello interessato dal parere del ministero - e un tratto Nord, da Palmas Arborea a Porto Torres e Olbia, collegato anche a Sassari e Nuoro. Enura poi ha siglato un accordo con Sardinia Lng e Ivi Petrolifera per l'allaccio dei depositi costieri di Cagliari e Oristano alla rete. Nel frattempo si lavora per l'iter autorizzativo che riguarda la dorsale Nord.

Ma il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in visita a Cagliari nei giorni scorsi, ha spiazzato tutti, parlando dell'elettrodotto che collegherebbe Sardegna e Sicilia ed esprimendo contrarietà rispetto alla richiesta di posticipare il phase out dal carbone dopo il 2025.

Dichiarazioni che sono state apprezzate dagli ambientalisti, ma la Regione ha chiesto subito un tavolo. "Abbiamo necessità di capire se la data del phase out per la Sardegna sarà il 2025 o il 2030, se sarà dorsale sì o dorsale no", ha spiegato l'assessore all'Industria Anita Pili. "Insomma serve un po' di coerenza tra la parte politica e la parte tecnica".
© Riproduzione riservata