«Nessuna similitudine fonetica» e una «radicale diversità dei prodotti», così la Cassazione ha respinto il ricorso del “Consorzio per la tutela del formaggio pecorino romano Dop”, prodotto quasi interamente con latte sardo, dando ragione al Cacio Romano, che potrà continuare ad essere commercializzato con questo nome.

La sentenza ha confermato la decisione della Corte d’appello, che aveva invece ribaltato quella di primo grado: in un primo momento, l’uso del marchio “Cacio romano” era stato inibito, con il sequestro delle forme in giacenza e vendute dalla “Formaggi Boccea”.

Differenze troppo grandi nella denominazione e nel prodotto, queste le motivazioni della Cassazione, ma non solo: il marchio del “Cacio Romano”, secondo quanto stabilito dalla Suprema corte, era stato registrato già nel 1991, cinque anni prima del riconoscimento della Dop del “Pecorino romano” da parte della Commissione europea, avvenuto nel ‘96.

(Unioneonline/L.Ne.)

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