La Fials: «La Regione ci convochi nei tavoli di confronto, esclusione inaccettabile»
Il sindacato della sanità scrive alla presidente della Regione, Alessandra Todde: «Siamo l’organizzazione con il più elevato numero di lavoratori iscritti nel comparto»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«La Fials Sardegna rileva, con rammarico e forte preoccupazione, l’ennesima mancata convocazione ai tavoli di confronto istituzionale promossi dalla Regione su tematiche di rilevante importanza per il sistema sanitario regionale». Il sindacato della sanità invia una lettera alla presidente della Regione, Alessandra Todde, che porta le firme della segretaria Loredana Scanu e dei suoi vice, Giampaolo Cugliara e Giampaolo Mascia
«Nonostante le ripetute e formali richieste di incontro inviate alla Presidente della Regione e agli organi competenti, nonché la recentissima esclusiva partecipazione di Cgil, Cisl e Uil in data 16 dicembre 2025 – peraltro Cgil e Uil non firmatarie del contratto comparto Sanità 2022-2024 e pertanto non legittimate a nessuna partecipazione a riunioni istituzionali», si legge nella nota, «la Fials non ha ricevuto alcun riscontro, risultando di fatto esclusa dal confronto».
Questa situazione «appare ingiustificata, considerato che la Fials aderisce alla Confsal, «ovvero la terza confederazione sindacale a livello nazionale, come certificato dal Cnel, e che rappresenta l’organizzazione sindacale con il più elevato numero di lavoratori iscritti nel comparto sanità della Regione».
In una fase particolarmente delicata per il sistema sanitario regionale, segnata da criticità strutturali, carenze di personale e crescente mobilità sanitaria, accusano dalla Fials, «il mancato coinvolgimento di tutte le organizzazioni sindacali rappresentative rischia di indebolire il confronto democratico e di pregiudicare l’efficacia delle scelte istituzionali».
La Fials Sardegna ribadisce «la propria piena disponibilità a un confronto leale, trasparente e costruttivo, finalizzato esclusivamente alla tutela della sanità pubblica, dei lavoratori del Servizio Sanitario Regionale e dei cittadini sardi».
(Unioneonline)
