Lo scempio paesaggistico che si prospetta per il territorio della Sardegna a causa dell’assalto eolico e fotovoltaico in corso ci impone di continuare a rendere edotta la Comunità di cui siamo parte sui gravi danni per le generazioni attuali e future.

La questione è di così vitale importanza che la posizione assunta con editoriali, inchieste e dibattiti televisivi, riflette il compito dell’informazione di stimolare le classi dirigenti per la concreta difesa dei beni paesaggistici. Il Gruppo editoriale ha svolto e svolge con costanza, in libertà e indipendenza, il ruolo che le è proprio di critica e di stimolo propositivo per una causa alta e nobile, auspicabilmente condivisa anche dai decisori politici pro-tempore: la difesa della Sardegna dall’aggressione speculativa eolica e fotovoltaica.

Avremmo preferito registrare la volontà trasparente e sincera di fermare in concreto l’assalto in corso al paesaggio.

Così non è, nonostante gli apprezzabili sforzi resi evidenti dall’emendamento al primo ma anche inutile provvedimento presentato dalla Giunta. Non lo è perché l’emendamento contiene pertugi nei quali si infileranno indisturbati gli speculatori, i quali potranno dire di avere, loro malgrado, legittimamente devastato il territorio in forza di norme che noi stessi ci siamo dati e offerto loro. Valga per tutte, al proposito, la posizione espressa del Presidente della Regione Valle d’Aosta, autonoma anch’essa, in difesa di una società regionale in house che intende installare un parco eolico tra Sindia e Pozzomaggiore. Dice, quel Presidente, che “il progetto è stato presentato nel rispetto della legge”. Da noi, non in cima alle sue montagne innevate, altrettanto ventose.

La storia giudicherà

La Storia giudicherà tutti su responsabilità morale, politica, economica e sociale, e il giudizio di condanna è scontato per chi si renderà artefice del disastro, per ignavia, incompetenza, rassegnazione o, peggio, connivenza e convenienza.

Noi continueremo a diffondere attraverso i nostri media, con 1,1 milioni di contatti quotidiani, approfondimenti, inchieste, analisi e ogni fatto rilevante per la difesa della meravigliosa ma anche vulnerabile Sardegna, ancora preda degli appetiti di speculatori sempre all’opera, qui. Abbiamo già detto e scritto che non c’è più tempo per ipocrisie, salamelecchi e furbizie tipiche della vecchia e stucchevole politica, concausa del rischio di deformazione, decadimento e distruzione del paesaggio isolano.

Il cambiamento radicale promesso in campagna elettorale non può tradursi nel consentire supinamente la distruzione del paesaggio, bene collettivo prezioso a conforto dello spirito che lo contempli e di inestimabile valore economico per l’attrattiva che esercita in chi ci fa visita. Come neppure può significare consentire la svendita di aziende pubbliche di proprietà collettiva (banche, come accaduto, o aeroporti, come potrebbe accadere).

C’è, o no, la volontà politica ferrea degli organi di Governo regionale di evitare lo scempio paesaggistico della Sardegna?

Questa è la questione.

I fatti

Stiamo ai fatti, nudi e crudi, all’origine dei guai odierni.

1 – Nel 1975, con le nuove norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Autonoma della Sardegna (RAS) vennero dallo Stato trasferite le attribuzioni fino ad allora da esso stesso esercitate. Tra le altre, redazione e approvazione dei Piani Territoriali Paesistici, rispetto a cui la regione potrà avvalersi… della collaborazione degli organi statali”;

2 – Nel 2007 il Presidente Soru, senza deliberazione di Giunta e tantomeno di Consiglio, firmò la resa sottoscrivendo atto di sottomissione sostituendo il verbo “potrà” con “dovrà”, come ribadito dalla Corte Costituzionale in una esemplare sentenza pubblicata a dicembre 2021. Da lì lo svuotamento del potere della RAS in materia paesaggistica e l’obbligo di co-pianificazione con lo Stato. Si tratta dello stesso Stato che oggi impone la prevalenza dell’eolico e fotovoltaico su paesaggio, beni culturali e identitari, compresa Saccargia, Nuraghi ecc.

3 – Nel 2021 il famigerato Decreto Draghi, Ministro Cingolani, Viceministro di quel governo Alessandra Todde, con delega alle attività relative al Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica, ha tra l’altro stabilito che “non possono essere disposte moratorie ovvero sospensioni dei termini dei procedimenti di autorizzazione”; e ancora: “le aree non incluse tra le aree idonee non possono essere dichiarate non idonee all’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile”. Consentiva pure il potenziamento dei parchi eolici esistenti, così aprendo alla sostituzione di pale alte 50 metri con altre svettanti oltre i 200 metri. La bellezza di Saccargia per questo soccomberà, insieme a siti di valenza archeologica e identitaria non compresi fra quelli vincolati per la colpevole dimenticanza del medesimo Stato, come chiarito dalla recente sentenza del Tar Sardegna, suo malgrado. Le imposizioni procedurali in favore della speculazione imposte da tale Decreto sono gravissime: spazzano via qualunque resistenza normativa non costituzionalmente protetta;

4 – Il recente voto favorevole della Regione espresso in sede di conferenza unificata Stato-Regioni al decreto del Governo sulle aree idonee – ma anche le non idonee possono diventare idonee! – ha favorito l’imposizione alla Sardegna di 6,2 Gigawatt (GW), subito accettati dalla RAS, da produrre entro il 2030 nell’Isola. Il voto positivo ha sdoganato anche l’eolico Off Shore nei nostri mari, di fatto senza limiti. La quantità assegnata, e accettata come minima di 6,2 GW, è già tripla rispetto al fabbisogno di 1,6 milioni di abitanti, peraltro in drammatica riduzione. Per dire quanto siamo stati bravi: al Veneto (4,8 mln di abitanti) sono stati assegnati 5,7 GW; Lazio (5mln di ab.) 3,9 GW; Lombardia (10 mln di ab.) 8,6 GW; Campania (5,6 mln) 3,9 GW. Le loro attività industriali energivore sono tra l’altro ben più floride delle nostrane, qui schiantate proprio per l’eccessivo costo dell’energia dovuto all’assenza (per rinuncia) del metano, presente invece in tutte le regioni italiane e gran parte europee. Chi decise di affossare il Galsi e la più recente dorsale Snam, già predisposta per l’idrogeno e a zero costi per il bilancio regionale, avrà pensato che tutti gli altri sono proprio sprovveduti, cioè stupidi, poverini loro, a differenza di noi!!!

Non ci sarà, purtroppo, una nuova opportunità, avendone sprecato già due.

Detto per inciso: l’atomo di carbonio, presente in tutti i combustibili fossili, quando brucia si combina con l’ossigeno e forma il biossido di carbonio (CO2), ovvero anidride carbonica, causa principe di inquinamento atmosferico, effetto serra e incremento della temperatura del pianeta. Tra i combustibili fossili la molecola del metano, composta da 4 atomi di idrogeno e uno solo di carbonio, è quella più adatta alla transizione energetica verso l’idrogeno (H), fonte energetica più abbondante dell’universo, che quando brucia emette vapore acqueo e zero emissioni nocive. Tutti hanno il metano, noi no. Abbiamo preferito tenerci bollette più care del 30-40% per famiglie e imprese!!!

5 – Risale allo scorso aprile la presentazione da parte della Giunta regionale della cosiddetta moratoria, peraltro espressamente vietata dal Decreto Draghi ben noto alla Presidente, sulla cui inefficacia questo giornale ha scritto e riscritto. La medesima Giunta ha presentato un emendamento che di fatto la sostituisce e che, pur apprezzabile per lo sforzo profuso, non impedirà lo scempio.

6 – Di fatto si sta rinunciando al diritto di legiferare in forza della competenza primaria ed esclusiva riservata alla RAS in materia urbanistica, secondo l’art. 3 lettera f) dello Statuto Autonomo risalente al 1948, soluzione prospettata e suggerita qui da Mauro Pili e dallo scrivente nel precedente editoriale. Dalle mappe della stessa RAS risulta che ben il 98,8% del territorio è sottoposto a vincoli di varia natura, vincoli che una norma urbanistica proteggerebbe facendo divieto di installazione di parchi eolici e fotovoltaici nelle aree vincolate, proprio come protegge le zone agricole dalla realizzazione di ville con piscina o da incrementi volumetrici nei centri storici. Divieti su cui nessuno – Stato, Soprintendenze, Ministeri, Giudici - ha mai trovato da ridire.

Si tratterebbe, se non esercitata, dell’ennesima rinuncia a una competenza esclusiva statutaria mentre si grida allo scandalo per l’introduzione dell’Autonomia Differenziata in favore delle regioni del nord. C’è da domandarsi di quale autonomia si voglia parlare in modo serio, qui, se non si esercita nemmeno quella costituzionalmente protetta che impedirebbe lo scempio paesaggistico dell’Isola. E quale udienza possono avere le rimostranze verso Governo e Parlamento per proteggere la nostra, di Autonomia, senza suscitare ilarità in coloro che ascolteranno.

7 – L’intendimento di far prevalere la norma “paesaggistica” ascrivibile alla co-pianificazione con lo Stato a scapito di quella primaria, statutaria, dell’Urbanistica, protetta dalla Costituzione e confermata anche di recente dalla Suprema Corte, rende inattuabile o inefficace qualunque provvedimento che miri alla salvezza del Patrimonio Paesaggistico regionale, ereditato dai nostri antenati e che abbiamo il dovere di consegnare, intonso, ai nostri discendenti.

8 - Il procedimento per l’estensione del PPR alle zone interne proposto dal Comitato per l’Insularità - condivisibile se correttivo anche di talune assurdità del vigente, risalente alla prima decade del secolo - sarebbe lungo e articolato per il doveroso ascolto e raccolta del consenso delle popolazioni locali interessate e non consentirebbe di risolvere il problema di oggi. E comunque lo Stato, in sede di co-pianificazione obbligatoria, non permetterebbe di anteporre la tutela dei beni identitari e paesaggistici all’eolico e fotovoltaico.

9 - C’è da domandarsi, poi, quale fiducia si possa riporre in uno Stato che ha tenuto la Sardegna ai margini di qualunque trend di sviluppo economico serio se, ancora oggi: l’indice per le reti energetiche è, qui, pari a 35 contro 100 del nazionale; l’indice per le reti stradali è, qui, 45 contro 100 del nazionale; l’indice per le reti ferroviarie è, qui, 15 contro 100 del nazionale; l’indice per le infrastrutture economico-sociali è, qui, 66 contro 100 del nazionale. E’ proprio vero che la Fusione Perfetta del 1847 e la promessa di equiparare l’Isola alle regioni del continente si rivelò una Fregatura Perfetta, se ancora oggi abbiamo questo livello di arretratezza.

10 – E c’è da domandarsi, ancora, cosa ne sarà dell’unica locomotiva realistica per lo sviluppo del sistema economico fondato sul Turismo, e filiere connesse, citato anche da Bankitalia nell’ultima relazione annuale, se consentiremo la prospettata rovina del bene paesaggistico.

Nella posizione assunta esercitiamo il diritto/dovere di chiarezza e trasparenza dovute alla Comunità sarda, che ci apprezza per l’indipendenza dimostrata e per il rispetto verso le Istituzioni regionali che vogliamo preservare e supportare come parte del patrimonio identitario, da apprezzare come degnamente rappresentativo della nostra Comunità.

Il futuro, la speranza

In conclusione, l’auspicio è che la classe politica e istituzionale eserciti in modo chiaro, deciso e determinato la prerogativa che i Padri Costituenti hanno saggiamente messo a disposizione fin dal 1948: la competenza esclusiva in materia urbanistica.

Se non per amore, lo si faccia per convenienza.

Non sarà facile, altrimenti, convivere con la nostra coscienza di sardi quando saranno visibili a tutti, con figli e nipoti cui rendere direttamente conto, gli effetti delle decisioni di oggi, qualora vedessero spuntare pale eoliche all’orizzonte marino del Poetto, di Carloforte e della Gallura, o distese di pannelli fotovoltaici anziché campi di grano dorato.

I modi per partecipare in modo intelligente alla transizione energetica a vantaggio della Comunità sarda e non degli speculatori ci sono e andrebbero tutti attivati. Non c’è scritto da nessuna parte che si debba sacrificare il nostro paesaggio perché altri possano continuare indisturbati a inquinare l’atmosfera.

Questo Gruppo editoriale sosterrà qualunque azione delle Istituzioni regionali in difesa della Sardegna. E continuerà a sostenere l’azione meritoria svolta dai Comitati sorti in modo spontaneo e in numero crescente.

Se necessario, come ultima opzione, sosterremo anche la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare.

Sergio Zuncheddu

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