Dice che «chi rompe paga». E che la salute «me la sono rotta io, non vaccinandomi». A dire il vero lo dice con un po’ di fatica, come sempre accade quando s’indossa una mascherina per l’ossigeno e si ha una polmonite interstiziale, per quanto in parte già guarita. Già, perché Maria Rita Melis, 66 anni, badante di Serramanna, è ricoverata da quasi un mese in Area medica all’ospedale Binaghi di Cagliari: «Ho il Covid in forma piuttosto pesante e maledico la decisione di non vaccinarmi, che ho preso quando avrei potuto evitare tutto questo. E nemmeno so quali e quante conseguenze pagherò quando sarò dimessa, perché certi danni del Covid, purtroppo, non si riparano».

L’appello

È vero che chi rompe paga, ma lo è anche che i cocci sono suoi. Maria Rita Melis li ha raccolti e ne ha fatto un dono a tutti, mettendoci la faccia (con la mascherina): «Non fate come me», dice accorata, «correte a farvi vaccinare perché con il Covid non si scherza. Non date retta ai no-vax: qui la gente muore o sta molto male, come sta succedendo a me».

Il rimpianto

Chiariamo subito: Melis non è e mai è stata una no-vax, nel senso che reputa sciocchezze il complotto mondiale di cui gli antivaccinisti parlano, non ha mai ritenuto il Covid-19 una banale influenza e non le è mai sfuggito che è una malattia spesso mortale o invalidante: «Tornerò a respirare da sola, senza trascinarmi dietro la bombola dell’ossigeno?», si chiede. La badante serramannese è invece una delle tantissime persone che – anche a causa degli errori di comunicazione commessi dal Governo – aveva paura del vaccino che ora rimpiange. È stata sufficiente la festa di cresima di un ragazzo suo parente per contagiare lei e vedere contagiata praticamente tutta la sua famiglia: marito, una figlia, diversi nipoti e altri parenti, tranne un’altra figlia. Tutti col Covid. Ma con la paziente serramannese, il virus è stato più aggressivo.

Il messaggio

«Macché sciocchezze no-vax, non ci ho mai creduto. Però ho 66 anni, sono cardiopatica e diabetica e, proprio a causa di queste mie patologie, temevo stupidamente che il vaccino ben tollerato da tutti potesse farmi male. Così non sono andata all’hub ed è finita che a farmi male, molto, è stato il virus. E siccome, purtroppo, non posso tornare indietro, ora vorrei dirlo pubblicamente: guardate che, dalla decisione di non vaccinarsi contro il Covid, si può tornare indietro fino a quando non ci si ammala. Dopo, si muore o si sta male, quindi andateci subito».

La gratitudine

Donna solida e coraggiosa, quando è arrivata all’ospedale ha pensato: «Ora mi intuberanno, mi butteranno in una corsia e mi garantiranno un’assistenza minima, anche perché non sono vaccinata e mi disprezzeranno per questo». Tutto giusto, finché parla dell’essere intubata: lo è tuttora, ma solo di notte. Per il resto, quel brutto pensiero di abbandono in corsia e assenza di rispetto è stato il suo secondo errore: «Qui in Area medica al Binaghi mi coccolano come se fossi una bambina, mi assistono con capacità e con i sorrisi: la decisione di espormi con nome, cognome e faccia su L’Unione Sarda per esortare le persone a vaccinarsi, è anche un modo per restituire qualcosa a medici, infermieri e oss che si dannano l’anima per noi malati di Covid».

La paura di morire

Il pensiero della morte l’ha accompagnata nei primi giorni del ricovero: «In terapia intensiva non sono finita, ma ero davvero messa male». Ma poi è arrivata una dottoressa dell’Area medica, tutta bardata per evitare il contagio, e le ha detto che lo staff avrebbe combattuto per salvarle la vita e che serviva anche il suo aiuto: «Mi ha assicurato che ce l’avrei fatta, le ho creduto. Aveva ragione e ora devo sdebitarmi, invitando tutti a correre a farsi vaccinare». Dopo quel colloquio con la dottoressa, Maria Rita Melis non è più stata dominata dalla situazione: «Ho iniziato a dominarla io e non ho mai smesso, ma il rimpianto di non essermi fatta quell’iniezione… quello no, non riesco a eliminarlo». E se le si chiede ora, col senno di poi, se si sarebbe fatta vaccinare, la risposta è di quelle col bollino di garanzia: «Ci poris contai».

Luigi Almiento 

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