I numeri dell'epidemia di Lingua blu a Serramanna sono da brividi: oltre seicento capi morti in più di trenta aziende.

È come se tre greggi di media grandezza fossero stati annientati.

I dati del servizio di Sanità animale dell'Assl di Sanluri, disegnano una situazione che ha generato le ordinanze firmate dal sindaco Sergio Murgia, "atte a evitare o limitare la diffusione della febbre catarrale degli ovini".

Dal 30 ottobre scorso, il primo cittadino è intervenuto con atti di sequestro degli ovili nei quali per trenta volte il Servizio sanità animale dell'Assl di Sanluri ha trovato capi ovini infetti.

Da Pardedda a Su Pranu, passando per Bia Muristeni e Pimpisu, buona parte del territorio di Serramanna è Stato raggiunto dal virus della Lingua blu.

"Finora ci sono stati 630 capi morti e 32 aziende colpite", conferma Andrea Pani, del Servizio sanità animale dell'Assl di Sanluri diretto da Enrico Vacca: è convinto che il virus "dovrebbe scemare entro il mese, grazie alle basse temperature".

Quello attuale "è un sierotipo del virus verso il quale non è stata fatta la vaccinazion": così Paolo Loddo, veterinario dell'Associazione sarda allevatori (settore ovi-caprino), spiega l'aggressività dell'epidemia.

"Tra siccità e Lingua blu, il settore zootecnico è in grande sofferenza", interviene Mariano Ortu, assessore all'Agricoltura. In Municipio c'è attenzione verso il mondo degli allevatori: "Stiamo monitorando la situazione. Non appena il quadro generale relativo alla Lingua blu sarà più chiaro, chiederemo alla Regione interventi economici per i danni subiti", continua l'assessore Ortu.

Natale è alle porte e gli effetti dell'epidemia potrebbero proiettarsi anche sulla disponibilità di agnelli per le feste, a Serramanna e non solo.

"È un'eventualità reale: si sa che la febbre catarrale provoca, in ordine di gravità, la morte della pecora, l'aborto e la nascita di un agnello poco vitale", puntualizza Paolo Loddo.

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