«Il dolore più grande? Pensare che abbiano portato via i miei animali per lasciarli morire soli e lontani da me». Al centro del recinto che ospitava lo zoo a Guspini, Marino Nonnis si guarda intorno con fare nostalgico. Al posto di leopardi, pantere e leoni, nella fattoria assolata lungo la strada che porta a Montevecchio ci sono quattro molossi arrampicati alle gabbie, un pavone e, appunto, un pollaio.

Sono passati otto anni da quando le squadre della Forestale portarono via i grandi felini che per decenni hanno attirato scolaresche e curiosi, ma sembra un secolo fa.

«Si sono presi tutto, mi hanno contestato la mancanza di licenze, eppure le avevo, ero autorizzato dalla prefettura, tant’è che al processo sono stato assolto con formula piena. D’altronde, in caso contrario, come avrei potuto usufruire del contributo de minimis da 41mila euro con il quale ho realizzato tutto questo?».

La rabbia di quei giorni è solo sopita. «Accuse di maltrattamenti? Mai, non avrebbero potuto. Tutti i veterinari hanno testimoniato che gli animali erano tenuti benissimo».

Nel 2014 nascono il leopardo Naomi e la pantera Kate, l’anno dopo è stato l’inizio della fine. «Non mi pentirò mai abbastanza: una sera ho chiuso male il cancello e loro sono riusciti ad aprirlo. Quando sono tornato ho visto Naomi e Kate che camminavano sul muro di cinta. Naomi l’ho rimessa subito nella gabbia, mentre Kate ha preso a scappare». La fuga ha coinvolto carabinieri, polizia, finanza. «C’era persino un elicottero. Il mio unico pensiero era che non volevo le sparassero, la dovevo prendere io».

Così è stato, ma poco dopo arrivò la Forestale. «Non ci posso ancora pensare. Sono venuti da Roma, hanno imbottito gli animali di anestetico, li hanno caricati su due furgoni diretti a Ravenna e Padova».

Mariella Careddu

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