Eolico e fotovoltaico travolgono il Ministero: «Enorme numero di progetti»
Ricorso contro il silenzio degli uffici presentato da una società che vuole realizzare un maxi-impianto a Villasor. Il Mase prova a difendersi: «Impossibile rispettare i tempi, troppe richieste». Ma il Tar impone di rispondere in frettaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Sul fronte dell’eolico e del fotovoltaico si registra una «situazione di notevole attivismo da parte del mondo imprenditoriale, con la presentazione di un enorme numero di progetti, per oltre 1000 istanze in corso di valutazione o attesa di essere valutate». Parole del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, scritte in una memoria difensiva depositata al Tar per giustificare il ritardo sulla pronuncia rispetto alla richiesta di valutazione d’impatto ambientale per la realizzazione di un grande impianto fotovoltaico a Villasor. Gli uffici sono sotto assedio per le troppe pratiche sulle rinnovabili, non riusciamo a rispettare i tempi: questa la “traduzione” della posizione illustrata dall’Avvocatura dello Stato. Vale per la Sardegna, bersagliata di richieste di autorizzazioni, ma il problema è esteso anche ad altre regioni (quasi tutti gli impianti progettati si concentrano nelle isole e in Puglia)
Ma i giudici amministrativi non sono per niente accondiscendenti con gli uffici ministeriali: con una sentenza depositata questa mattina intimano al Mase di procedere entro sessanta giorni e di dare una risposta alla Tiziano Srl, società che ha presentato il ricorso contro il silenzio ministeriale sul procedimento avviato ad aprile 2022. L’obiettivo è costruire l’impianto agrivoltaico “Villasor” di 41,84 MWp di potenza, esteso circa 200 mila metri quadrati: quasi 20 ettari. L’avvocato scelto è Andrea Sticchi Damiani, che si occupa spesso di rinnovabili, sempre a favore delle aziende.
Il Tar Sardegna scrive che «è pacifico in causa che i termini procedimentali siano stati superati senza che l’amministrazione procedente abbia concluso il procedimento». E aggiunge che «il gran numero di provvedimenti in corso presso le amministrazioni competenti, nell’imporre l’adozione di adeguate misure organizzative interne alle amministrazioni coinvolte, non può ridondare a danno del privato istante né giustificare uno "sforamento" dei tempi normativamente imposti». In sintesi: i termini sono perentori e in caso di troppe richieste, nel caso, si potenziano gli uffici. E «non può, in altre parole, accogliersi una prospettazione difensiva che comporterebbe la disapplicazione “de facto” della vigente normativa sui termini di conclusione del procedimento, la quale costituisce un'ineludibile garanzia di certezza dei rapporti, nonché di efficacia e trasparenza dell'azione amministrativa».
Quindi il Mase deve dare una risposta entro 60 giorni. Può anche dire no. Ma deve rispondere.