Immortalatela, prima che sia troppo tardi, prima che i signori del vento ne deturpino per sempre il suo esclusivo proscenio. Fotografate come potete quella sua imponenza, avvolta in un paesaggio illibato che da almeno mille anni l’avvolge traguardando storia e natura di questa terra. Qui, anche i bambini, la chiamano Sa Reina, la Regina, la più antica de S’Ortu Mannu. Il territorio è quello di Villamassargia, porta agricola verso la civiltà delle miniere. Terra segnata da castelli e ulivi millenari, baciata da oasi verdi e pascoli rigogliosi. Negli anni sessanta un’imponente opera di bonifica idraulica aveva portato in queste pianure e colline acqua e sviluppo. Il Cixerri, che da sempre attraversa queste terre, è come il Tevere per Roma o il Po per la pianura Padana. Da Iglesias sino a Cagliari, scorre su tutto l’Iglesiente seguendo l’alveo pendente per sfociare oltre Macchiareddu, verso il Golfo degli Angeli.

Denari tra Castelli & vento

Da mesi, sino ai giorni scorsi, in questo proscenio incantato, incastonato tra il castello di Acqua Fredda a Siliqua e Gioiosa Guardia a Villamassargia, girano indisturbati i signori del vento, quelli con la valigetta carica di contratti in bianco, da sottoporre al malcapitato di turno, pronto a cedere la propria terra alle lusinghe di qualche elemosina in cambio di vento e devastazione ambientale. I primi sono arrivati sin qui dalla Norvegia, da Sarroch i secondi, la terra devastata dalle ciminiere petrolifere e devastata dall’inquinamento che ruota intorno alla Saras, la raffineria dei Moratti. E poi, per ultimi, ma non per questo meno ambiziosi, ci sono i signori della Sorgenia, la società nata sotto l’egida dell’Ingegnere, Carlo De Benedetti, per poi passare nelle mani del fondo “bulldozer”, quello che in Sardegna sta comprando di tutto e di più, dagli aeroporti di Alghero e Olbia, puntando persino a quello di Cagliari.

Ultimo sbarco

A conquistare l’ultimo posticino nel protocollo sempre più copioso della roulette sarda dell’eolico al Ministero dell’Ambiente è stata proprio Sorgenia. Con un blitz dell’ultim’ora ha presentato l’ennesimo progetto ciclopico, avvolto ancora nel mistero delle segrete stanze del ministero della lobby eolica per eccellenza, quello che doveva essere dell’Ambiente e che, invece, le alchimie del denaro hanno trasformato in quello della sicurezza energetica, quella delle multinazionali. La data di protocollo è 19 giugno 2023. La procedura rivendicata è quella del Pnrr, ovvero “approvare tutto senza perdere tempo”, salvo, però, l’intoppo della maledizione divina del Conte Ugolino della Gherardesca che in questi promontori, sin dai tempi dei Pisani, era di casa. La centrale eolica ha un nome e cognome, tutto un programma: «Parco eolico Sud Iglesiente». Come dire: non ci mancano le mire espansionistiche. L’obiettivo senza molti giri di parole è chiaro: trasformare la terra delle miniere in una landa desertica di pale eoliche.

Spazzolare aria e incentivi

L’intento è scandito: spazzolare sia l’aria de S’Ortu Mannu che gli incentivi miliardari delle energie rinnovabili. Il progetto di Sorgenia, nei palazzi di Roma, è ancora sotto «verifiche amministrative», ovvero documenti ancora blindati e non consultabili. Di certo si sa che rispetto agli altri due, quello dei norvegesi e dei petrolieri della Saras, è il più pesante, con ben dieci pale, per un potenziale di 59,15 megawatt. I signori dell’alta finanza mirano a conficcare le loro pale da 200 metri nelle stesse aree prescelte dagli altri competitor, con una variante: vogliono costruire anche un sistema di accumulo elettrochimico integrato (batterie) da 15,75 MW, con opere connesse ricadenti nei Comuni di Siliqua, Musei e Iglesias.A loro, del resto, di sconquassare terreni e paesaggi, poco importa. Il bersaglio in terra sarda è sempre lo stesso: fare affari. Un vortice infinito, per questi signori prosaicamente “innamorati” della Sardegna. Capitali d’alta finanza, compresa quella pubblica, capaci di mettere sotto tiro un’intera Isola, determinati a comprare, a colpi di concambi azionari, le porte d’ingresso, gli aeroporti, da Olbia ad Alghero, pensando pure a quello di Cagliari, sino alle pale eoliche da piazzare in ogni dove, dal Campidano all’Iglesiente.

“Evangelisti” dei soldi

I boatos raccontano di personaggi legati alla politica, con ruoli di primo piano svolti sino a qualche mese fa, che si avventurano nella difficile opera “evangelica” di convincere i malcapitati sul fatto che piazzare quei grattacieli d’acciaio in mezzo alle campagne di Astia, il cuore delle montagne a sud di Villamassargia, sia un vero affare. Che lo sia non c’è dubbio, ma l’affare miliardario è certamente di Sorgenia. A far soldi, elemosine al cospetto dei guadagni dell’alta finanza, sono anche coloro che, senza colpo ferire, svendono l’anima e i terreni a questi signori in cambio di “contrattini” da mercatino dell’usato. La calata di Sorgenia è solo l’ultima in ordine di tempo, ma è chiaro che l’Iglesiente è finito da mesi nelle mire dei grandi gruppi finanziari che puntano ad insediarsi laddove avanza la povertà, dove la capacità di reazione è ormai ridotta ai minimi termini.

Promesse mirabolanti

Le promesse, in tutti e tre i progetti sono sempre le stesse, ciclostilate e roboanti, salvo poi ridursi alla stregua di mere illusioni. Parlano di occupazione e ricadute: la realtà, però, è ben altra: le unità lavorative in fase di cantiere sono pochissime, la maggior parte provenienti da fuori, praticamente nulle quelle previste in fase di esercizio, almeno che non ci sia qualcuno disposto a credere che la manodopera servirà per far girare le pale.

Sventramento ambientale

Tutto questo con un vero e proprio sventramento del territorio, con i basamenti di queste ciclopiche pale eoliche conficcati in vere e proprie spianate costruite a colpi di ruspe e escavatori in mezzo a lentischi e querce, pascoli e promontori intonsi. Le dimensioni delle piazzole di posizionamento di queste pale superano la superficie di un campo di calcio, tra sopraelevate e basamenti in cemento armato, tutti a supportare questi nefasti grattacieli d’acciaio da 70 piani, abbondantemente oltre i duecento metri di altezza. Da ogni angolo di visuale, da Iglesias a Villamassargia, persino dal fronte opposto del Basso Sulcis, l’impatto sul paesaggio sarà devastante. Lo sfregio più rilevante è, però, nel cuore di questo territorio, a cavallo dei due castelli che svettano tra Siliqua e Villamassargia.

Pugno per occhio e stomaco

Le 24 pale eoliche complessive che i signori dell’alta finanza vogliono inchiodare su questi promontori sono talmente invasive che si trasformerebbero in un attimo in un pugno in un occhio e uno nello stomaco. Ad essere sotto attacco è il versante più prossimo alla strada provinciale, la cosiddetta Pedemontana, l’arteria viaria interna che costeggia l’ingresso all’Iglesiente. Dai norvegesi di Fred Olsen Renewables sino alla Saras non si mettono scrupoli, la restituzione fotografica, fortunatamente ancora solo virtuale, dei loro grattacieli in mezzo a queste oasi ambientali, non lascia margini di errore. Pur cercando di mitigare con angolazioni di favore l’impatto sul paesaggio, il risultato è devastante. S’Ortu Mannu, il monumento naturale più visitato di questo territorio, con i suoi ulivi millenari divenuti icone di storia e civiltà agropastorale, è letteralmente circondato.

Agguato a Sa Reina

I signori della Saras, quelli del progetto denominato “Parco Eolico on shore Astia”, gli stessi delle ciminiere di Sarroch, hanno persino dovuto ammettere che uno dei loro “aerogeneratori”, il Wtg 01, posizionato nell’altopiano di Astia si staglia dritto dritto al cospetto de Sa Reina, una delle piante di ulivo più antiche dell’Isola, con oltre mille anni di vita. Un monumento alla natura violentato da quel proscenio d’acciaio che nel progetto si staglia proprio alle sue spalle. Lo skyline è senza appello: una pala da 200 metri, conficcata a poco più di due chilometri da S’Ortu Mannu, si staglia come un pugnale sulla chioma d’argento della più antica delle piante monumento. Per non parlare, poi, del progetto norvegese, con affari in Inghilterra, Scozia, e Svezia. Gli stranieri si sono presi la licenza di piazzare, per adesso nel progetto, i nove grattacieli d’acciaio a mezza costa dei crinali che si rivolgono tutti verso Villamassargia. Da ogni angolo del centro storico del piccolo paese degli ulivi si potrà “ammirare” lo scempio norvegese in terra di Sardegna. L’assalto parte dalla montagna che da tempo memorabile accoglie il Castello di Gioiosa Guardia. La pala “zerouno” gliela conficcano proprio a ridosso, poco sotto, in bella vista.

Santa Barbara, lo sfregio

Ogni collina è ghiotta per i signori venuti dai fiordi, ne occupano nove in tutto, quasi uno scacchiere di guerra. Nei progetti emerge di tutto, persino le pale eoliche coincidono con il cammino di Santa Barbara. Un’occasione, è scritto nella relazione, senza timore di essere blasfemi, per coniugare il turismo religioso con quello eolico. Lo scrivono seriamente, con tanto di fotomontaggio di turisti con zaino in spalla che si inerpicano su quei promontori per ammirare lo scempio delle pale eoliche .

Non resta niente

Ultimo dettaglio: ai cittadini di Villamassargia non resterà niente, solo la devastazione di un immenso ed esclusivo patrimonio ambientale. A loro, come al resto dei sardi, l’energia costerà sempre di più. Da pagare in bolletta, infatti, ci saranno gli incentivi regalati a caro prezzo dallo Stato a questi “pettinatori d’aria”, venuti nella terra de “Sa Reina” a far vento e il pieno di soldi, tutto sulla testa dei sardi e della Sardegna.

(1.continua)

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