Lai (Pd): «Far morire Mesina lontano dalla Sardegna un’inutile crudeltà»
Il parlamentare: «Garantire un fine vita dignitoso vicino ai propri familiari è un diritto che deve essere garantito a tutti»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Non è come un suicidio in carcere, ma far morire lontano dalla Sardegna un malato terminale come Mesina è una inutile crudeltà». Lo afferma Silvio Lai, parlamentare sardo del Pd, a poche ore dalla scomparsa dell'ex bandito di Orgosolo, che proprio ieri aveva lasciato il carcere di Opera per essere trasferito in ospedale (ma non nell'Isola). «Garantire a tutte le persone un fine vita dignitoso vicino ai propri familiari è un diritto che deve essere garantito a tutti, anche a chi, come Graziano Mesina, aveva un debito da pagare con la giustizia». Dichiarazioni, quelle di Lai, dello stesso tenore di quelle della garante dei detenuti, Irene Testa.
Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier, legali di Mesina, più volte avevano presentato un'istanza di differimento della pena per motivi di salute. Nelle precedenti occasioni era sempre stata respinta, ieri invece è stata accettata. «Per un sardo scontare una pena lontano dall’Isola è un’ulteriore condanna», aggiunge Lai. «Capisco perfettamente che si debba avere un’attenzione particolare a porre distanza dal proprio territorio – in caso di alta pericolosità e di possibili contatti con l'organizzazione di appartenenza – però, nel caso di Mesina, penso che ormai da diverso tempo ci fossero le condizioni per potergli garantire di scontare la pena nella sua terra. E garantirgli di morire vicino ai propri cari, considerate le gravi condizioni di salute note».
Lai ricorda come la possibilità di scontare la pena nella propria terra sia stata concessa «in tempi recenti a boss malavitosi». Per questo motivo, secondo il parlamentare, «poteva essere concesso per tempo, anche un mese fa quando ripetutamente richiesto, a Graziano Mesina». L'ex primula rossa, morto a 83 anni, ha trascorso le sue ultime ore di vita nel reparto detenuti del San Paolo di Milano. «Che chi ha problemi di salute terminali non abbia la possibilità di concludere la propria esistenza nella maniera più dignitosa possibile, pur salvaguardando eventuali problemi di sicurezza, penso che chiarisca quale livello di civiltà un Paese intenda rappresentare».
L'augurio di Lai è che quanto accaduto con Mesina non si ripeta: «Spero che da questo punto di vista questa vicenda sia utile, insegni qualcosa e possa evitare che in futuro accada anche ad altri di dover morire senza poter stare accanto alle persone più vicine», conclude. Con un ulteriore attacco: «A meno che questo non sia un modo per rappresentare una inutile crudeltà, voluta da un Governo Meloni, Nordio, Del Mastro, che voglia rappresentare altro dalla civiltà giuridica italiana ed europea».
(Unioneonline/r.sp.)