È morto Graziano Mesina: aveva 83 anni
L’ex bandito di Orgosolo era stato appena scarcerato e trasferito in ospedale: aveva un tumorePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Graziano Mesina è morto. L’ex bandito di Orgosolo aveva compiuto 83 anni lo scorso 4 aprile: ieri aveva lasciato il carcere di Opera per essere trasferito in ospedale a causa di una malattia terminale.
Era impossibilitato a muoversi e definito «non trasportabile»: Mesina ieri era stato trasferito ai domiciliari nel reparto detenuti del San Paolo di Milano. Per la terza volta nella sua vita, l’ex primula rossa del banditismo sardo aveva lasciato il carcere, questa volta non per un’evasione o per una grazia, ma per motivi di salute gravissimi.
La decisione
Il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva accolto l’istanza di differimento pena per motivi di salute presentata dalle sue legali, Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier, dopo che una patologia oncologica, «ormai diffusa e incurabile», era stata diagnosticata all’ex latitante, già detenuto da due anni nel carcere di Opera. L’ultima volta, Mesina è stato ricoverato nel reparto detenuti del San Paolo lo scorso 21 febbraio e qui – pochi giorni dopo l’ingresso – è anche caduto sbattendo la testa, a dimostrazione di una condizione fisica ormai gravemente compromessa. Le sue condizioni erano da tempo considerate precarie, ma negli ultimi due mesi sono ulteriormente peggiorate. Non camminava più, non si alimentava, non parlava e faticava a riconoscere le persone.
LE IMMAGINI DELL’ULTIMO ARRESTO A DESULO
Le sue avvocate raccontano che per mesi Mesina ha rifiutato esami approfonditi e accertamenti medici, una resistenza che inizialmente era stata interpretata come ostilità dovuta a un quadro di demenza senile. Solo ora si è capito che dietro quei rifiuti invece si nascondeva una malattia molto più grave e ormai in fase terminale. Nonostante i ripetuti allarmi e sette istanze di sospensione della pena, rigettate in precedenza, il Tribunale aveva fino a ieri mantenuto la misura della detenzione in carcere, anche in virtù delle relazioni della Procura Generale di Cagliari che insistevano sulla “persistente attuale pericolosità” del detenuto.
Ieri erano arrivati gli arresti domiciliari. Tuttavia, nel provvedimento firmato dal magistrato del Tribunale di Sorveglianza di Milano, Giovanni Gerosa, Mesina viene definito un «paziente non trasportabile» per questo dovrà rimanere al San Paolo di Milano. I medici stessi, sottolineano nell’ultima relazione la gravità delle condizioni spiegando al giudice come «potrà essere trasferito presso il reparto dell’ospedale più idoneo alle sua condizioni cliniche».
I familiari lo aspettavano
Un provvedimento che stava ancora stretto alle legali dell’orgolese, che insistevano perché si trovasse un modo di far tornare Mesina a casa per vivere i suoi ultimi giorni a fianco ai familiari. «Abbiamo già presentato una nuova istanza al Tribunale di Sorveglianza», aveva dichiarato l’avvocata Beatrice Goddi – chiedendo che vengano modificati i domiciliari per permettere a Graziano Mesina di scegliere dove poter ricevere cure più adeguate. In subordine», aveva aggiunto, «chiediamo che venga trasferito nel suo paese, a Orgosolo, per affrontare lì l’ultima fase della sua vita».
La morte
Ma il sistema si è mosso troppo lentamente: Mesina è morto su un letto d’ospedale, lontano dalla Sardegna. Duri, in tal senso, gli attacchi del parlamentare del Pd Silvio Lai e della garante dei detenuti Irene Testa.