03 giugno 2012 alle 10:11aggiornato il 03 giugno 2012 alle 10:11
La Tazza d'oro cambia proprietarioMa l'aroma del caffè resterà immutato
La Tazza d'oro ha cambiato proprietà, passando alla napoletana Cafè do Brasil, uno dei colossi mondiali, ma non cambieranno i sapori, i profumi, le facce e la guida della storica torrefazione cagliaritana: l'amministratore Carta racconta come ha deciso di vendere, ma senza lasciare.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il caffè della Tazza d'Oro non cambierà sapore. E neanche la filosofia. Non cambieranno le facce, la casa, i marchi, le miscele, quel profumo di sardità che a Macchiareddu si respira dovunque, dall'amministrazione ai magazzini. Sì, l'ingresso nel secondo gruppo italiano, il Cafè do Brasil, significa che la proprietà da ieri non è più la stessa, ma quei sacchetti partiranno ancora da Cagliari senza passare da Napoli, da dove detteranno la linea ma senza interferire con la ricetta. Quella che ha portato al successo un'azienda sarda doc, un marchio che fa parte della storia di Cagliari, la torrefazione che da tempo era nei desideri - in affari si chiamano “obiettivi” - del colosso napoletano, fra i leader mondiali nella produzione di caffè insieme all'italianissima Lavazza. L'amministratore e presidente della Tazza d'oro resta Luciano Carta, dal quale non arrivano dettagli economici sull'operazione: «Non parlo di cifre, ma ci tengo a sottolineare che la Tazza d'oro ha un bilancio sanissimo, certificato, utili importanti che ne fanno uno dei gioielli dell'economia isolana». Ma allora perché la storica torrefazione cambia proprietario?
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