Pecorino romano o pecorino romeno? La Coldiretti se la prende con lo Stato. A produrre in Romania pecorino italiano, sembra con latte ungherese, sarebbe la società Lactitalia, controllata al 70,5 dal gruppo di Thiesi dei Fratelli Pinna, Andrea e Pierluigi, da sempre in trincea nella difesa del made in Italy. Il primo, Andrea, è vicepresidente del Consorzio di Tutela del Pecorino sardo. Suo fratello, Pierluigi, è consigliere dell’organismo che certifica il controllo di qualità dello stesso formaggio. Il resto della proprietà dell’industria casearia, con sede nei pressi di Timisoara, appartiene alla pubblica Simest, attraverso il ministero dello Sviluppo economico. E se sulla vicenda sta per essere presentata un’interrogazione parlamentare, domani il Consiglio regionale si riunisce in seduta straordinaria proprio per discutere della vertenza lattiero casearia. Naturalmente, dal caseificio Pinna, ribadiscono la liceità dell’intervento. «Nessuna concorrenza in casa», dicono. Ma per chiedere di chiarire questa ed altre situazioni del settore a Cagliari arriveranno mille allevatori di Coldiretti, Cia e Copagri per presidiare il palazzo di via Roma. Il direttore dell’associazione, Michele Errico, confida di temere l’esplosione di una moda, quella del falso made in Italy, «che rischia di avere ripercussioni negative sul prezzo del latte» e aggiunge: «Ora la Regione faccia qualcosa: il Consiglio, e non solo la Giunta, devono intervenire sul prezzo del latte e su quello del grano, sceso a 13 euro al quintale». Il Movimento dei pastori sardi si dissocia dalle accuse di Coldiretti: «Sono accuse pesanti, ma non abbiamo elementi. Se la Coldiretti li ha, metta le carte sul tavolo e assieme faremo una grande battaglia a per far rimanere in Sardegna e in Italia le produzioni».

Lorenzo Piras

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