Lo si era capito da tempo. Almeno dalla prima notte torrida e umida nell’avamporto dello scalo marittimo di Oristano, una sorta di porto industriale mai decollato, ridotto a terminale eolico per multinazionali pronte alla scalata affaristica dell’Isola di Sardegna. Il piazzale è deserto, ieri come oggi, occupato solo da quei “ventilatori d’alta quota” riversi a terra, in attesa di prosceni da sfregiare in nome e per conto dei signori del vento. “Grattacieli d’acciaio” da conficcare senza oneri nei promontori più esclusivi per far girare bonifici e conti corrente, affari e denari, una sorta di slot machine del vento, finanziata dallo Stato e dalle bollette dei poveri cittadini, per far guadagnare faccendieri e speculatori, lobby e multinazionali.

Licenza di devastare

Ciò che si era inizialmente solo percepito ora è tangibile: i signori del vento hanno licenza di fare quello che vogliono, chiudere strade, devastare rotonde, spianare cordoli stradali, sradicare cartelli, spostare di peso auto e persone sul loro tragitto. Per comprendere che le “protezioni” per questa operazione in terra sarda fossero altolocate non bisognava attendere lo schieramento senza precedenti di lampeggianti azzurri nel cielo nero della notte di Tharros.

Battaglione di manganelli

Più che una pattuglia, un battaglione, schierato per giorni e giorni con tanto di alta uniforme, quella che l’ordinanza impone per fermare black block ed eversivi, delinquenti e criminali incalliti. Tenuta antisommossa, recita il codice d’azione. Da fermare ci sono famiglie e bambini, carrozzelle e indipendentisti non violenti, ragazzi e anziani. Un muro di “manganelli di Stato” pronti ad abbattersi senza contegno su gente inerme, colpevole solo di protestare, senza bombe e violenza, contro la devastazione della propria terra. La mattina prima di quella notte dei manganelli era stato un vertice in Prefettura a sancire a freddo lo schieramento da guerra civile: da proteggere ci sono i trasporti delle pale eoliche da Oristano a Villacidro.

Balla di Stato

Il verbo di Stato, nella terra di Eleonora, vergato su carta intestata della Prefettura non lascia dubbi: «La situazione è sotto controllo e attentamente monitorata». Come dire, per badare a famiglie e manifestanti siamo pronti ad intervenire senza risparmio di energie. La “balla” di Stato è sancita nello stesso comunicato a firma prefettizia: «Si tratta di manufatti destinati alla manutenzione straordinaria di installazioni autorizzate da tempo e che hanno superato positivamente ogni procedura amministrativa, inclusa la Valutazione di Impatto Ambientale della Regione». Tutto falso, ovviamente. Non si trattava di nessuna «manutenzione straordinaria», ma semmai della costruzione ex novo di uno scempio ambientale, davanti al proscenio del Monte Linas, la terra del “Paese d’Ombre”. Non un dettaglio di poco conto, visto che la Regione aveva approvato una fantomatica legge-moratoria che in linea di principio, e in punta di diritto, avrebbe dovuto bloccare «l'irreversibilità degli impatti sul territorio regionale derivanti dalle attività di realizzazione, installazione o avviamento di impianti di produzione». Il primo a ignorare la legge-moratoria era stato proprio il Prefetto che, anziché “spacciare” quei manufatti come destinati alla «manutenzione straordinaria», avrebbe dovuto semmai sincerarsi che quei trasporti fossero in realtà funzionali a violare una legge regionale. L’appello racchiuso nel comunicato della dependance di Stato suggellava grottescamente il via libera salomonico allo sbarco delle “cesoie” eoliche in terra sarda. Le parole sono da “Angelus" statale: «Invito quindi tutte le parti in gioco a mantenere i toni di una protesta civile, nel pieno rispetto sia del diritto alla libertà di espressione che dei diritti altrui, tra cui la libertà d’iniziativa economica». Già la definizione delle parti come fossero «in gioco» lascia comprendere l’approccio “sbarazzino” su un tema che, invece, stava indignando l’intera comunità sarda presa d’assalto da centinaia di strabordanti progetti di faccendieri e multinazionali piovuti in Sardegna da ogni dove. In quella prima notte di luglio si vide di tutto: un porto di granaglie trasformato in una “sopraffazione” degna del peggior “sobborgo eolico” per multinazionali e autotrasportatori venuti da molto lontano. I mezzi parlano “straniero”, tutti giunti sin dalle pendici estreme dell’Appennino, quello più a sud, con gli autisti infastiditi da questi “sardi” che non si piegano allo strapotere di chi vuole devastare l’Isola a colpi di pale eoliche. I viaggi eolici dell’estate passata hanno lasciato il segno: padri di famiglia denunciati, multati, sanzionati persino per aver lasciato “incustoditi” cesti di alimenti per trascorrere la notte in quel porto. Hanno controllato i documenti di tutti, mettendo in croce anche chi aveva scelto di esserci come testimonianza civile. Hanno sequestrato sdraio e ombrelloni, una sorta di “daspo” a protezione dei giganti del vento. La scena si è ripetuta la notte passata all’incrocio per la terra devastata di Villacidro: Anonymous, con il volto dei quattro mori compare d’improvviso in mezzo alla strada bloccando la marcia dei mezzi pesanti, lunghi quanto la corsa più veloce di Usain Bolt. Ovviamente hanno identificato tutti i “guerrieri” con la bandiera del Popolo Sardo sulle spalle, compresi i giornalisti in servizio all’ora delle rotative in marcia.

Bisonti, nessun controllo

Potevano controllare, per par condicio, anche i documenti di quei mezzi ciclopici. Verificare se fossero in regola, se avessero le autorizzazioni obbligatorie. Non lo hanno fatto, ovviamente. Se l’avessero fatto li avrebbero dovuti fermare e sequestrare per autorizzazioni “scandalosamente” scadute. L’Anas, più solerte a chiudere strade a favore dei signori del vento che rendere fruibili le strade “eterno-cantiere” dell’Isola, gli ha interdetto al traffico l’arteria da Samassi a Villacidro con un’ordinanza vergata alle otto di sera della previgilia di Natale, come se i dipendenti dell’Azienda di Stato fossero abituati a fare straordinario notturno. Per i signori del vento tutto è possibile. Compreso allegare all’ordinanza di chiusura del traffico dal 7 al 15 gennaio, dalle 23.29 alle 4 del mattino, pubblicata in un sito fuori dai radar di chiunque, i documenti di viaggio dei mezzi delle due società “prescelte” per questi trasbordi eolici. Peccato, però, che tutti i documenti dei mezzi allegati nell’atto autorizzativo fossero privi delle obbligatorie autorizzazioni multiple. Inesorabilmente tutte scadute.

Vicende oscure

Non le autorizzazioni di un’“apixedda”, ma quelle dei mezzi più invasivi mai circolati in Sardegna. Nessuno le ha controllate: scadenza il 12 dicembre 2024 per il primo mezzo, primo giugno 2024 per il secondo. Invocheranno chissà quale scusa, anche se gli atti pubblicati non ammettono repliche. Del resto, ai signori del vento, è tutto consentito, persino arrivare nell’Isola dopo pesantissimi processi con accuse penali da far accapponare la pelle. Vicende di mafia e ’ndrangheta di cui è vietato parlare. Sino alla prossima puntata, quella delle sentenze.

(1.continua)

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