Hotel Capo Caccia resta sotto sequestroIn libertà l'imprenditore Vittorio Casale
L'inchiesta sull'albergo di Alghero.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il Tribunale del Riesame di Sassari, presieduto da Marina Capitta, ha rimesso in libertà, revocando la misura degli arresti domiciliari, Vittorio Casale, l'immobiliarista parmense di 53 anni - difeso dall'avvocato Nicola Lucchi - arrestato all'inizio di agosto dalla Guardia di finanza nell'ambito dell'inchiesta della Procura della Repubblica sul vortice societario che ha inghiottito l'hotel Capo Caccia di Alghero. Il famoso hotel dove venne girata anche una scena del film di James Bond "La Spia che mi amava", diventato negli anni soprattutto teatro di una guerra giudiziaria senza esclusione di colpi tra i suoi fondatori, è invece rimasto sotto sequestro giudiziario.
Il Tribunale del Riesame ha dissequestrato i conti in banca e un appartamento di proprietà di Gianni Marocchi, 66 anni, di Acquasanta Terme, patron del Capo Caccia, anche lui arrestato ad agosto dalle Fiamme Gialle e quelli della Rexel srl, una società con sede a San Benedetto del Tronto che, secondo la Procura, farebbe capo proprio a Marocchi. Quest'ultimo, difeso dall'avvocato Edoardo Morette, si trova ancora agli arresti domiciliari ed è in attesa della decisione del giudice delle indagini preliminari Carla Altieri sulla sua scarcerazione. Le persone coinvolte nell'inchiesta avrebbero determinato, secondo l'accusa, la bancarotta delle società che nel tempo hanno avuto la gestione dell'albergo. Il danno causato a queste società ed all'erario è stato quantificato in oltre 15 milioni di euro. In base all'attività di polizia economico-finanziaria svolta dalla Gdf, le cinque persone avrebbero distratto gran parte del patrimonio mobiliare e immobiliare della Capo Caccia Resort Srl e della Roden Srl, che hanno gestito, facendolo confluire in altre società direttamente o indirettamente a loro riconducibili o gestite da loro stessi.