Genova, portuali in scioperoTremila sardi in ostaggio
Tremila sardi in ostaggio nel porto di Genova per ore sono riusciti a partire quando ormai era notte per Porto Torres a bordo dei traghetti Tirrenia e Grimaldi. Il ritardo è stato causato dalla protesta dei portuali, scatenata dalla morte di un loro collega, ieri, mentre tentava di bloccare un semirimorchio nel garage di un traghetto in partenza per PalermoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La situazione si è sbloccata un vertice di un'ora in Prefettura. Dopo la morte di un portuale, lo scalo marittimo di Genova era finito sotto assedio. I camalli in sciopero avevano deciso di bloccare il traffico nello scalo. E tra i traghetti che sono partiti quando ormai era notte c'erano anche quelli di Tirrenia e Grimaldi per Porto Torres. Per ore i passeggeri sono rimasti in balìa della protesta. Tra loro 3 mila sardi - moltissimi emigrati che da tutto il Nord Italia avevano raggiunto il capoluogo ligure per imbarcarsi su una nave e rientrare nell'Isola per le Feste, ma anche residenti che avevano varcato il mare per visite mediche - attendevano con preoccupazione di conoscere la loro sorte. E valutavano se valesse la pena attendere, con almeno una remota garanzia di poter salpare, oppure se fosse più ragionevole e conveniente riprendere l'autostrada e ritornare nelle città di provenienza, rinunciando al Natale in famiglia. Lo sblocco del porto ha premiato i più pazienti: i traghetti - anche se con grave ritardo - alla fine sono salpati.
TENSIONE Lo storico porto genovese è off-limits dopo che un addetto di 37 anni, Gianmarco Desana, è morto schiacciato dal semirimorchio che cercava di assicurare ai fermi del garage del traghetto “Suprema”, in partenza per Palermo. I camalli hanno subito proclamato lo sciopero e messo a ferro e fuoco lo scalo, impedendo partenze e arrivi: chiedono maggiori garanzie di sicurezza durante il loro lavoro. Per tutta la sera la tensione sera palpabile. Le navi ormeggiate o in arrivo erano 15 mercantili più 6 traghetti, ciascuno dei quali con circa 1.500 passeggeri da imbarcare o far sbarcare. I camalli, che assediano il Terminal, in serata sembravano intenzionati ad autorizzare solo gli sbarchi dei passeggeri dalle navi in arrivo, ma anche a bloccare tutti i traghetti in partenza. Proposito poi accantonato. Cassonetti dei rifiuti bruciati qua e là, accenni di rissa con qualche agente che cercava di placare gli animi più riottosi: tutto questo avveniva a pochi metri di distanza da donne e bambini, nelle auto davanti alle navi.
LA MEDIAZIONE Gli indugi sono stati sciolti dopo il vertice in Prefettura che i rappresentanti dei camalli, con in testa il console della Compagnia unica dei lavoratori delle merci varie (Culmv) Antonio Benvenuti, hanno avuto in serata con i presidenti della Regione, Claudio Burlando, dell'Autorità portuale di Genova Luigi Merlo, con il viceprefetto vicario Romilda Tafuri. Si è raggiunto un compromesso: permettere ai passeggeri dei traghetti di partire con le loro auto al seguito, mentre lo scalo commerciale resterà fermo, con i varchi chiusi, fino a tutto il primo turno del 26 dicembre, come chiesto dai lavoratori. Poco più tardi il console della Culmv ha ottenuto garanzie sul rispetto di questa intesa dai suoi camalli, che hanno tolto i picchetti ai traghetti e liberato il varco di passo Nuovo, così da permettere il transito delle auto per imbarchi e sbarchi. In rada due traghetti attendevano di sbarcare a Genova. Della decisione saranno avvertiti gli autotrasportatori per evitare nuovi disagi alla città, già molto provata dagli ultimi giorni di maltempo: «Si tratta di una situazione pesantissima», ha detto Burlando. «Il nostro è stato un tentativo di mediazione serio, per liberare almeno i passeggeri, limitando lo sciopero alle merci». Contatti con la Prefettura sono stati allacciati anche dall'assessore regionale ai Trasporti, Liliana Lorettu: «Si è riusciti a evitare l'ennesimo affronto ai viaggiatori sardi, tenuti in ostaggio per alcune ore da una protesta legittima ma che, ancora una volta, rischiava di penalizzare chi non ha altri mezzi, se non i traghetti o gli aerei, per raggiungere la Penisola».
I VIAGGIATORI Soddisfatti, dopo dieci ore di attesa, i passeggeri del traghetto Grimaldi, che verso le 22 sono stati fatti salire a bordo. «Sono arrivato qui con un gruppo di colleghi da Milano con un'auto a noleggio, dopo che da due giorni ho tentato invano di prendere l'aereo per rientrare a Cagliari», dice Franco Nonnis, un passeggero: «Abbiamo rischiato di restare a terra anche qui, ma dopo dieci ore di attesa siamo a bordo. Ma è assurdo che i sardi debbano sempre pagare a caro prezzo la loro insularità».
LORENZO PIRAS